Meglio l’introduzione ampia
di Marco Sioli, l’americanista della Statale. Sul viaggio e sulla straordinaria
personalità di Jefferson, il, vero punto d’interesse della lettura. Anche se le
sue note di viaggio restano probabilmente significative per lo storico
dell’agricoltura.
Jefferson parlava l’italiano.
“Il Provenzale assomiglia più al Toscano che non al Francese”, scrive al
segretario William Short, “ed è la mia conoscenza dell’Italiano che mi permette
di capire la gente” al Sud della Francia, Linguadoca e Provenza. Ha intrapreso
il viaggio dopo una passioncella per Maria Cosway, “giovane pittrice fiorentina
sposata infelicemente con un miniaturista inglese”, di passaggio a Parigi, alla
quale scrive. È stato invitato a Novara da Gaudenzio Clerici, “un giovane
novarese che era stato ospite nella sua casa di Monticello e con il quale era
in contatto epistolare”, in inglese. Aveva praticato l’italiano con Filippo
Mazzei, l’illuminista toscano immigrato da Livorno nel 1773, suo vicino di
possedimenti in Virginia – personaggio da lui molto stimato, al punto da
proporlo ambasciatore Americano itinerante in Europa nel 1777. Ma dell’italiano
sconsiglia l’apprendimento. Basta una sola lingua neolatina, scrive al nipote,
e allora meglio il francese – con lo spagnolo perché è utile sapere la storia del proprio paese
(“Jefferson aveva previsto”, nota Sioli, “che gli Stati Uniti si sarebbero poco
alla volta impadroniti dei possedimenti spagnoli nel Nord America”).
Soprattutto un manuale vitivinicolo: un
catalogo dei vitigni, delle vigne, dei modi di di coltivazione, e di produzione
dei vini, le loro qualità, i prezzi al minuto e all’ingrosso. Nonché dell’ulivo,
dell’olio, dei fichi, l’aloe, il cappero, l’arancio e ogni altra coltura che
incontra. Un censimento straordinario, dei luoghi e delle produzioni. Con i valori
di mercato per ogni prodotto menzionato: raffronti, misurazioni, rese,
quotazioni. Ma, altra peculiarità, leggibile e non arcigno. Con qualche curiosità.
Nella Liguria di Ponente trova aranci a pianta ovale, di due piedi per uno, sessanta
per trenta centimetri – piccoli baobab. Ancora a fine Settecento, nel Delfinato
trova incuriosito che scalpellano l’anfiteatro romano per acciottolare una
strada. E il parmigiano, esattamente descritto, quale è oggi, che già allora si
faceva a Lodi e non a Parma, come direbbe il nome.
Per il riso stravede, la
possibilità di migliorarne la coltivazione in Virginia, con il genere che non
scuoce. Ne studia in dettaglio i metodi di lavorazione. Fa progetti
d’interscambio Piemonte-Usa. E ne fa contrabbando – allora proibitissimo, con
la morte: il futuro terzo presidente Americano commissiona il contrabbando di
due sacchi fino a Genova a un passatore, altro ne nasconde nel bagaglio e fin
nelle tasche del cappotto. Ma non restò ben impressionato da ciò che vide. In
Piemonte come del resto nel Sud della
Francia e altrove in Europa, troppa miseria per un americano, per di più liberale:
“Aveva più volte affermato che le masse europee erano due secoli indietro
rispetto a quelle americane, perché soffrivano «sotto l’oppressione fisica e
morale»”. Trovava “le condizioni generali dell’umanità europea estremamente deplorevoli e, per quanto riguardava nello
specifico le masse italiane, le considerava troppo superstiziose e fataliste”.
Un liberale a suo modo,
prototipo del liberale Americano, tanto estremista quanto spesso prevenuto.
Schiavista, razzista, imperialista – per il bene delle terre e dei popoli. E business oriented. Fisiocratico,
convinto ancora che la ricchezza fosse nelle campagne, di un utilitarismo
accentuate, quale poi sarà teorizzato da Bentham. Del riso tra Torino e Milano
si occupa con l’obiettivo di scalzare l’Italia quale fornitore della Francia. Anticattolico
è il meno – nel quadro del resto di una irreligiosità senza eccezioni. Le
cattedrali considera qui “tra i più rari esempi del cattivo uso del denaro”. Di
tutti i padri dell’America il più europeo e illuminato.
Con i disegnetti di luoghi e cose con cui aveva visualizzato le note di viaggio.
Thomas Jefferson, Viaggio nel Sud della Francia e nel Nord dell’Italia, Ibis, pp. 121, ill. € 10
Thomas Jefferson, Viaggio nel Sud della Francia e nel Nord dell’Italia, Ibis, pp. 121, ill. € 10
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