mercoledì 27 giugno 2018

Jefferson studia la concorrenza al riso italiano

Un viaggiatore eccentrico. Un Americano di grande cultura, ambasciatore degli Stati Uniti alla corte francese, ma unicamente interessato all’agricoltura, ai vini in Francia, al riso e al latte (formaggio parmigiano) in Italia. In Italia è a Torino, Pavia, Milano, Genova, ovunque con credenziali per le famiglie notevoli, da cui è trattato con larghezza, ma non ne parla.
Meglio l’introduzione ampia di Marco Sioli, l’americanista della Statale. Sul viaggio e sulla straordinaria personalità di Jefferson, il, vero punto d’interesse della lettura. Anche se le sue note di viaggio restano probabilmente significative per lo storico dell’agricoltura.
Jefferson parlava l’italiano. “Il Provenzale assomiglia più al Toscano che non al Francese”, scrive al segretario William Short, “ed è la mia conoscenza dell’Italiano che mi permette di capire la gente” al Sud della Francia, Linguadoca e Provenza. Ha intrapreso il viaggio dopo una passioncella per Maria Cosway, “giovane pittrice fiorentina sposata infelicemente con un miniaturista inglese”, di passaggio a Parigi, alla quale scrive. È stato invitato a Novara da Gaudenzio Clerici, “un giovane novarese che era stato ospite nella sua casa di Monticello e con il quale era in contatto epistolare”, in inglese. Aveva praticato l’italiano con Filippo Mazzei, l’illuminista toscano immigrato da Livorno nel 1773, suo vicino di possedimenti in Virginia – personaggio da lui molto stimato, al punto da proporlo ambasciatore Americano itinerante in Europa nel 1777. Ma dell’italiano sconsiglia l’apprendimento. Basta una sola lingua neolatina, scrive al nipote, e allora meglio il francese – con lo spagnolo perché  è utile sapere la storia del proprio paese (“Jefferson aveva previsto”, nota Sioli, “che gli Stati Uniti si sarebbero poco alla volta impadroniti dei possedimenti spagnoli nel Nord America”).

Soprattutto un manuale vitivinicolo: un catalogo dei vitigni, delle vigne, dei modi di di coltivazione, e di produzione dei vini, le loro qualità, i prezzi al minuto e all’ingrosso. Nonché dell’ulivo, dell’olio, dei fichi, l’aloe, il cappero, l’arancio e ogni altra coltura che incontra. Un censimento straordinario, dei luoghi e delle produzioni. Con i valori di mercato per ogni prodotto menzionato: raffronti, misurazioni, rese, quotazioni. Ma, altra peculiarità, leggibile e non arcigno. Con qualche curiosità. Nella Liguria di Ponente trova aranci a pianta ovale, di due piedi per uno, sessanta per trenta centimetri – piccoli baobab. Ancora a fine Settecento, nel Delfinato trova incuriosito che scalpellano l’anfiteatro romano per acciottolare una strada. E il parmigiano, esattamente descritto, quale è oggi, che già allora si faceva a Lodi e non a Parma, come direbbe il nome.
Per il riso stravede, la possibilità di migliorarne la coltivazione in Virginia, con il genere che non scuoce. Ne studia in dettaglio i metodi di lavorazione. Fa progetti d’interscambio Piemonte-Usa. E ne fa contrabbando – allora proibitissimo, con la morte: il futuro terzo presidente Americano commissiona il contrabbando di due sacchi fino a Genova a un passatore, altro ne nasconde nel bagaglio e fin nelle tasche del cappotto. Ma non restò ben impressionato da ciò che vide. In Piemonte come del resto nel  Sud della Francia e altrove in Europa, troppa miseria per un americano, per di più liberale: “Aveva più volte affermato che le masse europee erano due secoli indietro rispetto a quelle americane, perché soffrivano «sotto l’oppressione fisica e morale»”. Trovava “le condizioni generali dell’umanità europea estremamente  deplorevoli e, per quanto riguardava nello specifico le masse italiane, le considerava troppo superstiziose e fataliste”.
Un liberale a suo modo, prototipo del liberale Americano, tanto estremista quanto spesso  prevenuto. Schiavista, razzista, imperialista – per il bene delle terre e dei popoli. E business oriented. Fisiocratico, convinto ancora che la ricchezza fosse nelle campagne, di un utilitarismo accentuate, quale poi sarà teorizzato da Bentham. Del riso tra Torino e Milano si occupa con l’obiettivo di scalzare l’Italia quale fornitore della Francia. Anticattolico è il meno – nel quadro del resto di una irreligiosità senza eccezioni. Le cattedrali considera qui “tra i più rari esempi del cattivo uso del denaro”. Di tutti i padri dell’America il più europeo e illuminato.

Con i disegnetti di luoghi e cose con cui aveva visualizzato le note di viaggio. 
Thomas Jefferson, Viaggio nel Sud della Francia e nel Nord dell’Italia, Ibis, pp. 121, ill. € 10

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