giovedì 14 giugno 2018

La mafia dei giardini

Emerge per una coincidenza un brutto episodio della giunta verde di Rutelli, interinato e aggravato da Veltroni: la liquidazione del Servizio Giardini di Roma. Millecinquecento persone che curavano l’enrome superficie verde della capitale, che contra 330 mila alberi, di cui la metà distribuiti lungo le strade, da potare, e poco meno di un migliaio di ettari di terreni erbosi da sfalciare. Ora ridotte a 200, di cui solo 80 giardinieri. Il servizio fu distrutto per appaltare la manutenzione alle cooperative di Buzzi, della 29 giugno. Che non ne avevano competenza e non se la sono acquisita.
È ora il deserto, di piante malate o secche, e di prati in attesa di un cerino – un po’ provvedono i volontari la domenica, ma non basta. Effetto anche della stolidità della giunta Raggi, che il bando per lo sfalcio ha pubblicato a giugno, quando l’erba era già secca, e nessuno si è presentato. L’erba degli aeroporti e dei parchi procurava una volta belle entrate. E lo potrebbe ancora: se i mangimi l’hanno soppiantata come foraggio, è sempre utile come biomasse, per il carissimo kWh ecologico. Ma leffetto è soprattutto della cultura liberistica che le spoglie del Pci hanno abbracciato senza ritegno, e trasmesso all’Ulivo-Pd: dalle lenzuolate di Bersani ai servizi pubblici in appalto.
La coincidenza è che oggi su “la Repubblica” due personaggi evocano il fatto. L’ex assessore Berdini nel servizio politico del giornale: “Mafia Capitale aveva fatto emergere la disarticolazione delle funzioni pubbliche di un’amministrazione. Un esempio su tutti: si distrugge quel piccolo gioiello che era l’Ufficio Giardini del Campidoglio per dare un appalto…”. Vittorio Emiliani, con molti numeri, in un intervento centrato sul Servizio Giardini in disarmo nella cronaca romana. Ma nessuno dei due dice l’origine di questa assurda storia. Emiliani si limita a considerare: “Ci si è illusi che il Servizio Giardini potesse venire «esternalizzato» con profitto”.      

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