Toni
Mariani arriva di fatto a Fellini presentata da Moravia. Ma fa un bel racconto
dell’approccio. E poi delle conversazioni, che sono state più d’una. Un utile
complemento, oltre che godibile, ai tre libri di Fellini, “Fare un film”, “Bloc
notes di un regista” e “Intervista sul cinema” (“la lunga intervista che ho
fatto inventandomi io stesso le domande”).
Molto
è noto. I cineasti amati: Bunuel, Kurosawa, Kubrik, Bergman. Il regista
demiurgo: “Quando da giovane andavo a Cinecittà (da giornalista, n.d.r.), e
vedevo i registi girare i film, ammiravo il loro potere”. Giulietta adulta-bambina.
Ma
molte sintesi elettrizzanti Maraini cattura. Carlos Castaneda a lungo, che appare e scompare, antropologo oggi dimenticato, un peruano che inventò un Messico tolteca-magico. Villaggio e Benigni spersi sotto la luna, il “non essere visti”.
Il “tempo fermo”. La “nevrosi dell’inizio” (“mi succede sempre più spesso di
cercare di ritardare l’inizio di un
film”), L’inadeguatezza, nella vita come nel lavoro, e
nell’immaginazione: “Per sapere se tramite il lavoro io abbia maggiore
conoscenza di me stesso, mi sembra che non ci sia evoluzione e di trovami sempre bloccato e intrappolato nella
stessa età”. La creazione, riuscita “quando, a chi la fruisce, essa dà
l’impressione di ricevere una carica di energia”. Il processo creativo come
parte di “una curiosità da entomologo” – alla Jünger. E, in definitiva, “una
testimonianza sull’impossibilità di «testimoniare»”. Il sospetto confermando, di
un Fellini molto intellettuale, malgrado il personaggio che se ne è fatto, nato
“pittore”, come lui stesso dice, e “inviato speciale”.
A
Toni Maraini, sorella di Dacia, si devono raccolte di racconti, i ricordi del
padre Folco, e molta saggistica sulla letteratura maghrebina, avendo vissuto a
lungo in Marocco.
Federico Fellini-Toni Maraini, iMago. Appunti di un visionario, Semar,
remainders, pp. XIV-52, ill. € 10
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