Che Parnasi fosse Parnasi, un immobiliarista politico, si sapeva
– se ne faceva lustro lui stesso. Che i contatti fra Grillo, Grillo in persona,
e i suoi con Parnasi fossero frequenti, attraverso un noto studio legale
romano, era noto – Grillo negava, minacciando querele. Che la decisione per lo
stadio dell’As Roma fosse affrettata era sotto l’occhio di tutti. Da parte di
un partito che aveva appena negato a Roma l’Olimpiade – perché gli affari erano
stati già decisi? E si sapeva che per questo stadio, per avere via libera, Parnasi ha
chiesto e ottenuto dalla sindaca Raggi la rimozione di un assessore,
l’architetto Berdini, cui competeva la decisione. Ma nessuno lo ha scritto.
Eccetto “Il Messaggero”.
Il quotidiano della capitale ha detto subito, fin dal primo
progetto nel 2014, sindaco Marino, Pd, che c’erano punti dubbi. Compresi della Soprintendenza, così sollecita. Insomma, che
c’era corruzione. E ne ha dato ragione passo per passo in tutti questi anni. Ma
“Il Messaggero” appartiene a Francesco Gaetano Caltagirone, l’unico grande
costruttore romano senza carichi pendenti, anche se offuscato dai Parnasi. Abbiamo
la verità, dunque dalla concorrenza – un ottimo argomento per i liberisti: non
c’è verità senza concorrenza.
Ma gli alri media che facevano?
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