Melville passa per autore
segreto - “mistico e simbolico” secondo D.H.Lawrence - per via della balena. Ma
è ben “americano”, per nulla metafisico. E si divertiva anche. “Annichilito”,
come disse a Hawthorne, dalla certezza che con i romanzi e i racconti non ce
l’avrebbe mai fatta, dopo l’insuccesso di “The Confidence Man”, 1857, finendo
per impiegarsi alla Dogana di New York, dal 1866 al 1885 – sei anni dopo
morirà. Ma già “Moby Dick”, 1851, gli era stato fatale.
“Moby Dick”
rimarrà dimenticato per settant’anni: come non essere ironici? “Bartleby”
sarebbe piaciuto scriverlo a Ionesco. È uno dei tentativi di salvarsi dal
naufragio di “Moby Dick”, nel 1853, prima dell’affondamento del 1857. Ironico
nel senso che già l’autore si vede alla scrivania, addio sogni di gloria, con
le mezze maniche.
Herman Melville, Bartleby lo scrivano e altri racconti,
Bompiani, pp. 171 € 10
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