mercoledì 20 giugno 2018

Lo scrittore scrivano

Il racconto dell’uomo “che vorrrebbe identificarsi col nulla” – Calvino? Bartleby non il solo, è un topos  di metà Ottocento: c’è molto in Russia, in Gogol, Gonciarov, anche in Germania, l’uomo inutile e il Buonannulla, e un po’ nella Scapigliatura. E non è tanto l’umo che vorrebbe ma l’uomo che finisce per essere nulla. Melville lo fa, autoironico, da future impiegato delle dogane, con un pizzico di umorismo. Specie nel tormentone poi celebre, “preferirei di no”, che è la risposta standard di Bartleby all’avvocato che lo stipendia, sotto il busto di Cicerone.
Melville passa per autore segreto - “mistico e simbolico” secondo D.H.Lawrence - per via della balena. Ma è ben “americano”, per nulla metafisico. E si divertiva anche.  “Annichilito”, come disse a Hawthorne, dalla certezza che con i romanzi e i racconti non ce l’avrebbe mai fatta, dopo l’insuccesso di “The Confidence Man”, 1857, finendo per impiegarsi alla Dogana di New York, dal 1866 al 1885 – sei anni dopo morirà. Ma già “Moby Dick”, 1851, gli era stato fatale.
“Moby Dick” rimarrà dimenticato per settant’anni: come non essere ironici? “Bartleby” sarebbe piaciuto scriverlo a Ionesco. È uno dei tentativi di salvarsi dal naufragio di “Moby Dick”, nel 1853, prima dell’affondamento del 1857. Ironico nel senso che già l’autore si vede alla scrivania, addio sogni di gloria, con le mezze maniche.
Herman Melville, Bartleby lo scrivano e altri racconti, Bompiani, pp. 171 € 10

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