Due morti, quasi tre, senza assassinio, senza assassini. E tre
passioni. Per il teatro, sublimata al limite della follia – il similvero invece
del verosimile. Per la patria e l’umanità, come sempre in Camilleri: qui per i
giovani cui un mondo viene lasciato senza futuro – senza lavoro. E la passione
amorosa: Montalbano s’innamora, di brutto, una passione che non lo fa ragionare
– non lo fa dormire, non lo fa mangiare, lo straluna, le solite cose.
È un altro Montalbano. Con rigaggio inutile – nato forse nella perplessità?
Con squarci lirici, mediati da Patrizia Cavalli, Szymborska, e l’inevitabile
Neruda. Poco reattivo oppure brusco, insocievole. Ma più che mai si conferma il
vecchio “fascistone” – come spiega la sua irresistibile giovane passione
amorosa (e la non cura di Livia). Uno di quelli dell’Io-io, tanto buono.
Andrea Camilleri, Il metodo
Catalanotti, Sellerio, pp. 293 € 14
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