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giovedì 28 giugno 2018

Se il capitalismo distrugge ricchezza

Impresa necessaria, ma non ci vorrebbe un altro Marx? La deriva della globalizzazione, verso l’incertezza, e qjuindi la speculazione, che è sfruttamento, oggi come oggi è inarrestabile. Il tonfo del 2007 non è servito a niente, il mondo più di prima naviga al traino dell’affarismo.
La globalizzazione è stata ed è un’altra scoperta dell’America. Tre o quattro miliardi di persone, tra le potenze asiatiche e i bric, sono entrate nella rete dell’affluenza, se non del benessere. Con una moltiplicazione senza precedent della ricchezza. Con acquisizioni enormi anche nel campo dei diritti civili e politici. Ma presto il disegno è stato piegato da forze non tanto occulte del capitale, e tuttora vi soggiace. All’insegna della speculazione – cioè dello sfruttamento: di Borsa, fiscale, sui prezzi (deflazione), sulle retribuzioni, sul reddito. Una distruzione, anche, della ricchezza. Con perdite civili e politiche.
Crouch, politologo di professione, è stato vent’anni fa analista benemerito di quella che ha chiamato la “postdemocrazia”: la deriva delle democrazie, sotto la facciata e i rituali, verso oligarchie di fatto. Ma quell’analisi sembra avere dimenticato, e ora l’esito traspone a causa. Il capitalismo dobbiamo salvare, dice, dalla xenofobia, il nazionalismo, il protezionismo, che racchiude nell’indistinto populismo. No, questa è la reazione all’oligarchia degli interessi. E, paradossalmente, gli appelli come il suo fanno gli interessi che vorremmo o dovremmo contrastare.
Il riformismo dev’essere molto raffinato per non servire gli interessi dominanti. Crouch propone una emendazione attraverso una dimensione sempre più sovranazionale della politica e delle istituzioni. Discorsi già noti, dai tempi di Obama, e sono quelli che hanno portato la globalizzazione nell’impasse.
Bisogna leggere l’attualtà fuori dagli schemi, per quanto bene intenzionati. È il “mercato”, il lato nero del capitale, l’affarismo, che ci butta sulle palle i Trump. Sdegnarsene non basta, non è riformismo: è servire gli interessi dominanti, al meglio perdere tempo e forze.
Colin Crouch, Salviamo il capitalismo da se stesso, Il Mulino, pp. 109 € 12
      


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