“Le verità nascoste nelle
agende elettroniche del giudice” è il sottotitolo. Ma Montolli, giornalista investigativo,
fa di più: non tanto trascrive le
agende, che dicono poco, ma ne contestualizza i riferimenti. E su questo si
muove bene, il racconto è affascinante, la disposizione sceneggiata degli
interventi che hanno provato a chiarire questo lato oscuro dell’attacco alla
politica. Sia di quelli pubblici, per esempio di Craxi, che si trascurano, sia
dei tanti successivi, portati ai vari processi o rivelati da wikileaks, di
Cossiga, Martelli, degli ambasciatori americani, delle spie inglesi.
Non si è fatta ancora la
storia del crollo della “prima” Repubblica”, del 1992. Ed è opportuno che se ne
parli. Mettendoci dentro, come Motolli fa, l’America, che sicuramente c’entra.
E la Russia, che invece non c’entra. Oppure sì, in modo indiretto, ma non per
la mafia: per I finanziamenti al Pci, proseguiti fino all’ultimol respire del
Pcus.
Sui finanziamenti sovietici al partito Comunista molto però si è già scritto. Da Valero Riva con Bigazzi nel voluminoso “L’oro
di Mosca” vent’anni fa. Preceduti da Gianni Cervetti, ex amministratore del Pci,
con analogo titolo, con testimonianeze personali. E dagli storici Zaslavsky e
Aga Rossi, con prove inoppugnabili.
Il punto è che i finanziamenti
diretti del Pcus al Pci cessarono negli anni 1970. Quando fu aperto un conto
svizzero con gli “sfioramenti” sulle vendite e gli acquisti in Italia, di gas e
di tubi d’acciaio, che Mosca lasciava in Svizzera. Un conto anonimo, ma con
fiduciari italiani. Procuratori del Pci del tipo Greganti, se non Greganti
stesso. Una titolarità che la banca svizzera che gestiva il conto, il conto era
unico per tutti gli sfioramenti, non ha contestato. Se due fratelli eccellenti
della nomenklatura ex Pci, i fratelli di Occhetto e di Veltroni, hanno potuto
prosciugarlo, se condo la lettura più accreditata. A beneficio dei creditori
privilegiati del partito, per prima l’universo delle cooperative, e poi la
stampa, con numerose editrici create a catena in quegli anni, i 1990.
Insomma, il da fare non manca. La mafia che ricicla i diari di Mosca
è una divagazione, e quasi un falso scopo: il Pci era ben saldo al centro del
potere finanziario.
Edoardo Montolli, I diari di Falcone, Chiarelettere, pp. 256 € 16
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