Apparizioni – Sono sempre più e solo
della Madonna, non ci sono apparizioni di altre divinità. La casistica ne è
precisa. Alfonso M. Di Nola, “Lo
specchio e l’olio”, ne censisce vent’anni fa 266 fra il 1930 e il 1980, in
cinquanta anni. E benché così limitate sono in fase di moltiplicazione. A sette
di queste apparizioni la Chiesa, spiegava Di Nola, ha riconosciuto fondatezza
“umana” fra il 1830 e il 1985 – restando
impregiudicato allora il caso di Medjugorie. Destinatari delle apparizioni sono
negli ultimi due secoli bambini e donne, in genere di famiglia povera, più
spesso contadina.
Germania – Ha il vezzo di lamentarsi, non da ora. E anche di sentirsi vittima. È – era
- il paese della caccia alle streghe: almeno la metà dei centomila processi, e
delle innumerevoli (milioni) vittime si produssero in Germania. Non in due
anni, in duecento. Non all’epoca della selva, nel Cinque-Sei-Settecento.
Non ci sono ricordi belli delle occupazioni
tedesche, solo cattiverie e soprusi. Niente monumenti, non se ne fa nemmeno la storia.
Anche delle emigrazioni: solo isolamento arcigno, mai una festa in comune.
Giustizia – È cara. Si sa da quando
era privata, e quindi era possibile calcolarne i costi unitari. Fino cioè a
fine Settecento, quando al giustizia privata finisce per una diversa concezione
dell’ordinamento politico, ma già da tempo languiva a causa dei suoi costi.
Thomas Jefferson, il futuro presidente americano, ambasciatore a Parigi,
viaggiando per il Sud della Francia nel 1787, faceva questo conto di un suo
anfitrione, il castellano De Laye Epinay¨”Il signore è responsabile della pace
delle sue terre. È quindi soggetto alle
spese per mantenerla. Un criminale processato, sentenziato e giustiziato costa
a Monsieur de Laye circa cinquemila livres.
La procedura è così dispendiosa per i Seigneurs
che essi sono restii a dare corso ai processi”.
Ma la giustizia pubblica costa di meno? Il
calcolo del costo unitario di un processo non è possibile, per la moltitudine
di essi e la grande varietà tra l’uno e l’altro procedimento. Ma a lume costa
anche di più, mettendo nel costo le spese d’indagine, ora anche elettroniche e
quindi costose, oltre i tre-cinque gradi di giudizio.
Intelligenza
artificiale – Si
costituisce un Laboratorio Nazionale di Intelligenza Artificiale e Sistemi
Intelligenti, coordinato dal Cini (Consorzio Interuniversitario per l’Informatica),
cui faranno capo 600 ricercatori di 40 università, più i centri di ricerca, il
Cnr, l’Iti e la Fondazione Bruno Kessler. Uno sviluppo poderoso, per temere il
passo coi tempi. Ma è un concentrato tecnologico: l’IA si moltiplica come business, dopo avere drenato molta
ricerca per applicazioni pratiche, ancillari – della robotica, che è lo
sviluppo dell’utensileria. All’insegna del mercato – l’università Bocconi di
Milano, che non fa ricerca scientifica, si è presto dotata di un settore IA,
per i possibili suoi sviluppi merceologici. Per questo, per stare sul mercato,
con soluzioni nelle sue applicazioni “migliori” di altre. ha bisogno di essere
promozionata (magnificata. “risolutiva”). Ma con qualche differenza qualitativa
rispetto al passato, a quando si definiva come cibernetica..La guida autonoma è
tipico sussidio ancillare – utensile sviluppato.
Si dice una “rivoluzione” e si paragona all’elettricità,
al salto di fine Ottocento. Ma ne è uno sviluppo: la “nuvola” può bene
scomparire con Google - le aziende nascono e muoiono – o per un corto circuito.
black out, fulmine, con tutta la memoria. Senza contare che, con ogni evidenza, la IA è tutto quello che già abbiamo.
Particellari - Stanno solo bruciando miliardi? Sono quelli
dei sincrotroni e degli acceleratori in genere, da Frascati al Cern di Ginevra,
a Grenoble, al Texas. Alla ricerca ben
promozionale della “particella di Dio” e dell’origine dell'universo. Che sono
due cose diverse: una sostanza o materiale, un’entità; e un procedimento
(reazione). Anzi tre, con la ratio
del procedimento. Una ricerca metodologica, che procede per gradi, e una inventio, la scoperta, anche improvvisa
o casuale. Entrambi orientati al segreto della vita, o dell’universo, ma
concettualmente dissimili e non
complementari – non che se ne sia finora dimostrato un qualche legame.
Due mondi, si direbbe, diversi seppure della stessa scienza, la fisica.
È un business, analogo all’IA, nel senso che è parte del rinnovato scientismo, Un positivismo più sofisticato, con la stessa mentalità risolutiva-riduttivistica, solo aggiornato nelle technialities – lavoro di gruppo, pubblicità della ricerca e dei risultati. Ed è solido, dotato riccamente, della ricerca come professione.
La soluzione unica è della vita come dispersione.: “La vita è semplicemente ciò che l’universo crea per dissipare energia”, di cui sarebbe gravido. Ma è di un romanziere a effetto, Dan Brown, “Origin”. Il secondo principio della termodinamica è ancora da spiegare.
E l’evoluzione, è costante e insita nella
materia?
Progressismo – Se ne censisce la
scomparsa tra i lamenti, come una colpa altrui, senza analizzarne le cause. È
la conferma che da tempo era un termine vuoto. Pieno di sussiego tanto quanto
senza riferimenti alla realtà. Autoreferente, chiuso addirittura, ogni fenomeno
avverso relegando nel populismo. Ma come in un alveo ingiurioso, senza curarsi
di identificarlo, che sarebbe chiedersi ragioni o fattori del “populismo”, cioè
della propria debolezza o fallimento.
Era un guscio vuoto già ieri, quando dominava,
o sembrava dominare. Con Obama, Hollande, la Merkel di sinistra (nucleare,
migranti, diritti civili), Renzi, e altri minori in giro per l’Europa. Di colpo
sostituiti con politici avversi, tutti quanti - Macron è un falso progressista,
Sanchez è ampiamente minoritario. Dissolto, si direbbe, nel trionfo, ma senza
traumi: le stesse masse progressiste si sono rivoltate, autonomamente. Senza putsch, colpi di mano, fake
news, piazzate. Spontaneamente e
all’unisono, tali e tanti erano e sono le debolezze del progressismo. Mentre ancora non c’è un’analisi, una sola, anche
emendabile, dell’insorgenza Trump, in una elezione già segnata, e questo dice
tutto dei limiti entro cui il progressismo s è rinchiuso.
Curioso è il passaggio del progressismo sulle
barriere del mercato, di cui resta difensore unico. Fino a flirtare con
l’antipolitica. Anche ora che il mercato è sconfessato. Un’ideologia e un
retaggio non suoi, di cui però si è fatto alfiere. Fino a difenderlo con toni
volutamente odiosi, militanti. Per un errore non minore: accularsi alla sua
difesa nel nome della modernità, dell’aggiornamento. In Italia anche per
ammenda della lunga stagione anticapitalista, perfino antindustriale.
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