sabato 14 luglio 2018

Il mondo com'è (347)

astolfo


Baccalà – Un pesce del mare del Nord che è alimento diffuso del Mediterraneo. Non se ne fa cucina in Germania, in Svizzera, in Olanda, in Austria, in Francia. Sì in Italia, in Portogallo, paese a suo modo mediterraneo, in Spagna, in Grecia. In Italia diffuso e apprezzato nel Veneto, in Toscana, in Abruzzo, a Roma, e in Calabria – Messina inclusa, in quanto rivierasca dello Stretto. Alimentando un vastissimo ricettario. In Calabria (e a Messina) come alimento pregiato, in forma di stoccafisso (“stocco”), il merluzzo essiccato invece che sotto sale.
In Calabria la Norvegia ha tenuto un consolato a Reggio Calabria dopo il terremoto e fino agli anni 1960 – poi spostato a Messina. Per il commercio dello stocco. La Norvegia, prima di arricchirsi col petrolio, a partire dagli ani 1960, era un paese di contadini e pescatori, di pesce povero, merluzzi e balene.

Complotto – Quello “gesuita” è particolarmente robusto. Dopo che i gesuiti stessi avevano provveduto nell’Ottocento a creare numerosi complotti, in genere liberali-massonici, dall’abate Barruel alla fondazione di “Civiltà cattolica” e ai romanzi di padre Bresciani, ma questo non esime. Tuttora è attivo un sito in rete che attribuisce ogni nefandezza dell’Otto-Novecento ai gesuiti. Di cui una rassegna fa online Joël LaBruyère, “Le monde malade des jésuites”, che tutti gli eventi malefici del mondo, di oggi e del passato, riesce a mettere in conto ai gesuiti. LaBruyère, musico e mistico,  il guru del gruppo musicale femminile francese Les Brigandes, di estrema  destra. Ma sul complotto dei gesuiti si sono prodotti personaggi notevoli: Pascal, “Le Provinciali”, 1656-57,  Michelet, Quinet, l’abate Gioberti, “Il gesuita moderno”, 1846.

Cristiani – Non sono protetti, nonché dai governi occidentali, cristiani per storia e tradizione, nemmeno dalle chiese, per prima la chiesa di Roma. Non in Africa (Etiopia, Egitto, Sudan), non in Asia  dove erano radicati dalle origini: Libano, Palestina, India, Iraq. Nonché dove erano e sono,  seppure sparsamente, presenti, dal Pakistan alla Cina.  
Secondo Open Doors, un’organizzazione americana, ogni giorno 10-12 cristiani vengono uccisi nel mondo, quasi tutti a opera di islamici, e settanta subiscono violenza (arresto, sequestro di casa e beni, tortura). Secondo la stessa organizzazione, c’è una graduatoria distinta dei luoghi di persecuzione. I primi dieci sono nell’ordine: Corea del Nord, Iraq, Eritrea, Afghanistan, Siria, Pakistan, Somalia, Sudan, Iran, Libia.  Seguono: Yemen, Nigeria, Maldive, Arabia Saudita,. Uzbekistan, Kenya, India, Etiopia, Turkmenistan, Vietnam e Qatar.

Numerose  teorie alla Dan Brown sono circolate, di una chiesa di Roma infeudata a interessi laico-massonici, anche per privilegiare gli interessi economici rispetto a quelli umani e di fede. E per questo prona, al coperto del dialogo interconfessionale, a sacrificare i suoi fedeli in giro per il mondo. Teorie naturalmente complottistiche, tanto vere quanto false. Che si basano però su trascuratezze effettivamente bizzarre del Vaticano. Per esempio per lo stillicidio di assassinii di cattolici in Pakistan, o di cristiani in genere nella Nigeria del Nord, il “terzo” mussulmano del grande paese africano. Un caso è preclaro, della Comunità di Sant’Egidio a Roma, che è quanto dire il Vaticano, che ha sponsorizzato con convegni, aiuti umanitari, e conferenze politiche l’indipendenza del Kossovo dalla ortodossa Serbia. Di una porzione della Serbia cioè che si vuole parte della Grande Albania, a sua volta proiezione non dissimulata di un disegno neo ottomano della Turchia. La cosa viene addebitata alla dabbenaggine dei gestori della Comunità, ai quali veniva inviato quale uomo di paglia un piccolo Gandhi locale, Ibrahim Rugova. Nel mentre che Hashem Thaçi, un giovane mafioso che poi diventerà il capo del Kossovo indipendente, bruciava e distruggeva tutte le chiese e i monasteri cristiano ortodossi della regione. Le distrusse negli anni di Rugova, sotto la copertura del mite intellettuale, che comunque nessun seguito aveva nel paese.

Globalizzazione – La vera rivoluzione del Novecento, benché tarda, la sola. Economica e sociale, come quella che ha apportato benessere in quantità apprezzabili ai miliardi di persone, in Asia, in America Latina, e anche in Africa. A partire dal Kennedy Round, sviluppatosi negli anni 1970, con le prime aperture dell’Occidente, o Ocse, alle produzioni-esportazioni dei pivs. Seguito dal rinnovo dei regolamenti Gatt e Wto. Con il Doha Round che ha avviato e stabilizzato la liberalizzazione degli scambi - benché sospeso da tre anni. E con la creazione di aree di libero scambio in Nord e Sud America, il Nafta e il Mercosur. Con l’emergere prima delle tigri asiatiche, Taiwan, Hong Kong, Singapore  - la “Cina esterna” - e la Corea del sud. Quindi dei Bric: Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica.

Grecia – “In nessuna parte della Grecia storica c’è stato il sacrificio umano, né le mutilazioni volontarie, la poligamia o la vendita dei bambini per la schiavitù, né mai obbedienza totale e illimitata a un individuo”, Georg Simmel, “Saggio sulla negatività dei modi di comportamento collettivi”. Ci sono dei geni della civiltà – delle dotazioni forse genetiche (nel tempo diventate genetiche).

Liberismo – Non h adepti più acritici degli ex comunisti in Europa. Dalla Russia di Eltsin, e dopo, ai governi Pd in Italia, a Tsipras in Grecia. Quest’ultimo, capofila dell’estrema sinistra in Europa, con una lista a suo nome perfino in Italia che alle Europee ha eletto tre parlamentari, ha venduto le proprietà statali, compresi i porti, a chi prima veniva, senza aspettare il miglior acquirente, ha ridotto le tasse ai ricchi, dà sgravi fiscali stabili agli investimenti esteri, non importa di che natura e provenienza.

Referendum – È volentieri distruttivo, anche quando è propositivo. Il rigetto referendario, a fine 2016, della riforma istituzionale che tutti volevano non è un’eccezione. Prima che l’istituto debordasse in Europa, a partire dagli anni 1970, i casi di scuola erano tutti negativi. Da ultimo quelli gollisti: “tutti” per De Gaulle nel 1958 e nel 1962, “tutti” contro nel 1969. In Svizzera, il paese referendario per eccellenza, il Novecento si inaugurò col rigetto dell’assicurazione malattia, che i due rami del Parlamento avevano appena votato all’unanimità, nell’interesse del “popolo”. Il sociologo Simmel ne faceva uno dei casi meno contestabili della “negatività dei comportamenti collettivi”, che argomentava da sinistra, e non da destra, nel breve saggio dallo stesso titolo.

astolfo@antiit.eu

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