giovedì 5 luglio 2018

Il Titanic liberale

Il trasporto transoceanico perfetto, la fine della storia, l’età della libertà, e altre assurdità trionfaliste, quando per il naufragio è già avvenuto. Non ci voleva molto per prenderne atto, è l’evidenza. Al comune elettore anche se non alla scienza politica o economica  basta pensarci solo un momento, fuori dall’inebriamento, o dall’ideologia, dall’ode perenne che il sistema si paga. Ma evidentemente ci vuole anche coraggio 
Si dice che non c’è una dittatura. Ma l’ideologia del mercato è micidiale, non si va da nessuna parte remando contro, se non nelle secche dell’anonimato, della disattenzione, dell’isolamento. I media specialmente ne sono infetti, che hanno infettato l’opinione pubblica – o ne sono governati si governa attraverso l’opinione, che il fascismo chiamava propaganda).
Parsi osa l’inosabile: dire la verità del mercato. Di questo mercato, che si regola da sé, per il maggior profitto del potere del momento, recalcitrando a ogni  legge. , da storico delle relazioni internazionali, bizzarramente non fa spazio all’emergere delle potenze asiatiche, Cina, India, delle tigri, dei bric, che sarà  la grande medaglia di questa stagione di liberismo. La globalizzazione è una rivoluzione vera, che moltiplica il reddito e migliora il destino di miliardi di persone. Duratura. Un altro assetto mondiale. Una novità che più dei poteri del mercato renderà arduo un riassetto, nel senso della giustizi sociale per i perdenti posto-e-reddito.
Vittorio Emanuele Parsi, Titanic. Il naufragio dell’ordine liberale, Il Mulino, pp. 219 € 16

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