L’idea è buona. E anche il racconto, meno saggistico di altri - e meno flaubertiano di tanto Novecento franvese. Non sulla condizione femminile, un po’ più umano: la Bovary in questione ha anche amore e rispetto per il padre, sfortunato, si occupa delle figlie, rompe con l’amante, vuole salvare la madre, capriccio fatto persona. Con l’occhio alla Sagan, erano gli anni dei best-seller da amori infelici. Un racconto anche curiosamente remoto, dopo soli cinquant’anni: non ci sono più amori infelici, non ci sono innamoramenti.
Un racconto anzi con molto ritmo, dialogato con gusto. Che un curioso rimpianto fa emergere: se fosse stata meno “impegnata” – se non avesse sprecato tanto del suo tempo - quante cose non ci avrebbe raccontato Simone de Beauvoir . In aggiunta alle tante, certo, che ha lasciato, è parte del Novecento che meglio si rilegge, con più sostanza.
Simone de Beauvoir, Le belle immagini, Einaudi, pp. 145 €8,50
Nessun commento:
Posta un commento