La prima scena è sempre in un
luogo cult, sul modello di “Angeli e
Demoni”, il primo thriller
dell’esteta Langdon, ripetuto nel “Codice da Vinci” e poi in “Inferno”.
Rispettivamente il Cern e San Pietro, il
Louvre, Palazzo Vecchio. Qui ìl Guggenheim di Bilbao. Stessa lunghezza, un
terzo della narrazione, stessa tensione\bonaccia - l’esito della scena si
conosce: qui più stiracchiato. Anche il tema è lo stesso: il conflitto tra
scienza e religione – il proprio padre e madre, dice Wikipedia, dell’autore
fanciullo. Con la fine del mondo, quello conosciuto, di fedi e incertezze.
La famiglia si completa col
fratello Greg, musicista, dalla cui “Missa Charles Darwin” l’idea di “Origin”è
germinata, dice Dan nei chilometrici ringraziamenti. Ma sul fondo lumeggia,
benché assente dalle quattro pagine, sempre Umberto Eco: misteri monasteriali e
semiologia.
Il tema è qui radicale: da
dove veniamo, dove andiamo. L’applicazione naturalmente aggiornata all’ultima
attualità: l’intelligenza artificiale. Ma la fine non arriva, e la cosa si
trascina. Anche perché, da dove veniamo è dalla dissipazione di energia, dove
andiamo è la Disney, il nuovo metodo dei cartoni animati il tweening, interpolazione: il disegnatore
propone l’immagine iniziale e quella finale, il resto fa tutto il computer…. Con
qualche incertezza, inevitabile – “il concetto stesso di cellule che si
organizzano in forme di vita sembra essere in conflitto diretto con le leggi dell’entropia”.
Ma la conclusione è ferma, heideggeriana senza saperlo: la tecnologia annienta
l’umanità.
Anche la location è un po’ sfasata. Dopo l’Italia e dopo Parigi, ora la
scena è la Spagna. “Negli ultimo anni Kirsch (il trickster) aveva vissuto principalmente in Spagna, attribuendo
questa scelta al fatto di essersi innamorato del suo fascino da Vecchio Mondo,
dell’architettura d’avanguardia, degli stravaganti cocktailbar e del clima
perfetto”. Dopo Bilbao la scena si sposta a Barcellona. Negli edifici e i progetti
di Gaudì, di cui si forniscono guide turistiche dettagliate. Il progetto è
stato sponsorizzato e organizzato da Planeta, la casa editrice catalana. Ma
“Origin” esce che la Catalogna si occupa di altro che il turismo, e anche i
barcellonesi ne sarebbero esasperati.
Tutte le location di Dan Brown, forse esotiche per un pubblico non europeo,
sono peraltro sfuocate, niente che attragga. Il suo richiamo è sempre quello di
uno che fa bene i compiti: di ogni materiale di cui racconta è bene informato e
attendibile divulgatore. Gli artisti e le installazioni al Guggenheim. Gli
sviluppi e le pretese della IA. L’autoreferenzialità della rete. Gaudì
naturalmente, all’ingrosso e al minuto. Commovente il recupero di Sharjah, uno
dei più piccoli Emirati Arabi Uniti, mezzo milione di persone, che non ha
evitato le selve di grattacieli nel deserto del confinante Dubai, ma i
petrodollari ha anche investito in moschee, oltre seicento, e università. Poco
per 700 pagine.
Dan Brown, Origin, Mondadori, pp. 735 € 7,90
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