Il “Sole
24 Ore” ricostruisce una mappa delle emigrazioni africane come valvola di sfogo
dei “senza terra”, i dieci milioni di africani rifugiati in altro paese, in
conziiooni quindi di privazione, per sfuggire
a persecuzioni o guerre. Ma non è così, per chi poco poco conosce la storia
dell’Africa.
Il fenomeno non è nuovo: l’Africa a Sud
del Sahara è sempre stata in guerra, da cinquant’anni circa, dalle “indipendenze”.
Guerre civili e di confine. Guerre tribali e\o politiche. Il Congo non ha avuto
mai pace, e così via, un po’ tutti gli Stati africani sotto il Sahara, una quarantina:
non ce n’è stato uno indenne da guerre, o persecuzioni di varia natura. Con
milioni di morti, e milioni di “senza terra”. In più casi a opera degli stessi
liberatori – i più famosi oggi Afewerki in Eritrea, Mugabe in nello Zinbabwe,
Dos Santos in Angola.
Di nuovo c’è l’organizzazione, dei “senza
terra” come se fossero un mercato, Da sfruttare. In realtà più che dei “senza
terra”, veri disperati, degli africani più o meno stabilizzati cui si propone,
a caro prezzo, la fuga in Europa in veste di disperati. Per una vita, una volta
in Europa, tutta in discesa.
Un vero mercato si è creato sulla base delle
esperienze dei primi “rifugiati”, nei due decenni dopo le indipendenze, in Nord
Europa: in Svezia, in Olanda, un po’ anche in Germania, e in Gran Bretagna. Qui
per il dovere-diritto britannico di accogliere gli ex del Commonwealth, dalla
Giamaica al Pakistan, e quindi, per estensione, al Sud Africa, con qualche appendice
rhodesiana, ghanaiana.
L’Italia pure ne ha accolto, molti somali e eritrei, ma
non con le stesse opportunità offerte in Nord Europa, e quindi da tre decenni
non è più meta ambita. Le opportunità che si possono (si potevano) godere in
alcuni paesi europei erano per gli standard africani di grande ricchezza: una
indennità di disoccupazione elevata (una sorta di “reddito di residenza”), e l’abitazione
– di cui poter fare mercato, è esperienza personale in Olanda e Germania. Sempre sul sottinteso che un immigrato africano è un rifugiato politico - come tale veniva e viene venduto.
Il mercato è noto e anche pubblico in
Africa. Di organizzazione del viaggio terrestre, dei visti, del passaggio in
mare. A opera di mediatori che in molti posti, per esempio in Nigeria, hanno
ufficio pubblico. E sono propagandisti attivi nei villaggi e nelle periferie.
L’immigrazione di massa, tolti i casi di
ricongiungimento familiare e i pochi di natura politica, è un mercato. Non
onorevole e per molti aspetti infame, compresi alcuni aspetti dell’accoglienza.
È una tragedia, con migliaia di morti annegati – diecine, centinaia annegano a
giorni alterni – e si sottintende che sia una tragedia come fatto o fenomeno,
mentre è un mercato di schiavismo. Moderno naturalmente, aggiornato al terzo
Millennio. Con schiavisti che si fanno forti del motivo umanitario. Ma semrpe
organizzato, sfruttatore e crudele.
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