Senza parricidio fine della
storia? È l’apocalisse che Eco antivedeva nel 2001, a ridosso del G8 di Genova,
“entrando in una nuova era in cui, col tramonto delle ideologie, l’offuscamento
delle divisioni tradizionali tra destra e sinistra, progressisti e
conservatori, si attenua definitivamente ogni conflitto generazionale”. Cosa
non buona, che non prelude a nulla di buono: “È biologicamente raccomandabile
che la rivolta dei figli”, insomma l’assunzione del proprio destino, “sia solo
un adeguamento superficiale ai modelli di rivolta provvisti dai padri, e che i
padri divorino i figli semplicemente regalando loro gli spazi di una
emarginazione variopinta”, finta? Sarebbe un livellamento, e un girare a vuoto
del motore della storia. Eco bonario non ci crede, che conclude: “Forse
nell’ombra già si aggirano giganti, che ancora ignoriamo, pronti a sedere sulle
spalle di noi nani”.
Il titolo è più classico,
sono i nani che vengono sulle spalle dei giganti. Giusto l’epigramma attribuito
a Bernardo di Chartres – siamo nel XII secolo: chi viene dopo ne sa di più dei
giganti del passato, semplicememnte per potersi issare sulle loro spalle e
vederci con più chiarezza e profondità.
È la lite ritornante sui
classici e moderni che Eco riassume nel saggio del titolo, la prima lettura da
lui tenuta alla Milanesiana, nel 2001. Altri undici testi, molto illustrati, a
sua cura, che arricchiscono e facilitano la lettura, seguono negli anni fino al
2015, sempre per il festival milanese. Sui temi a lui congeniali: la bellezza,
la bruttezza, il complesso del complotto (il segreto, le trame, il falso, la
falsificazione), e su quelli cari alla ideatrice della rassegna, l’invisibile,
l’assoluto, l’imperfezione nell’arte.
Una compilazione postuma, a cura di Elisabetta Sgarbi, la fondatrice de
La Nave di Teseo, e della Milanesiana.
Con molta ars definitoria: cosa è paradosso e cosa
aforisma – e paradosso logico o antinomia (di cui propone esemplare –
ironicamente? – l’incomprensibile “paradosso del barbiere” di Bertrand Russell:
“Il barbiere del villaggio è colui che rade tutti gli uomini che non si radono
da sé. Chi rade il barbiere del villaggio?”); dire il falso, mentire,
falsificare: tutte le forme del segreto. E un curioso corpo a corpo con
(contro) Oscar Wilde – di cui non apprezza la paradossalità – acculandolo al
lord Wotton del “Dorian Gray”.
Un libro bello. Da gustare
con lentezza: le illustrazioni servono anche a rallentare la fluvialità d Eco.
Con molti repertori.
Due saggi, “Assoluto e
relativo” e “La fiamma è bella” lo stesso Eco aveva pubblicato in una
precedente raccolta, “Costruire il nemico”. Su Magritte, “La conoscenza
dell’assoluto”, articola il primo intervento: divagazioni. ”Di molte pulsioni
il fuoco si fa metafora, dall’infiammarsi d’ira al fuoco dell’infatuazione
amorosa”, il fuoco delle passioni, è il tema del secondo. Le passioni il
semiologo rivede a fuoco lento. con gradevole ironia – e una traccia di monotonia,
l’ironia stanca.
Umberto Eco, Sulle spalle dei giganti, La Nave di
Teseo, pp. 445, ill., ril. € 25
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