Ineffabile, l’ex ministro delle Finanze (dell’Economia in
Italia) propiziava con Paolo Valentino,
che pure è corrispondente avvertito, non
sdraiato sulla soglia germanica, una mielosa intervista, “Un’Europa
senza l’Italia non è concepibile”, (“Corriere della sera” 23 giugno). Da capo in petto dello Stato europeo – non siamo tutti europei?
Nel mentre che scriveva velenose lettere
contro l’Italia al capo della Vigilanza Bce, Danièle Nouy. Che volenterosa
esecutrice rispondeva, benché l’ex ministro non abbia più titolo – Schäuble è
ora presidente della Camera dei deputati tedesca, una sorta di Fico o Boldrini.
Ma quando chiama la Germania, la Bce si mette sull’attenti. E questa è già una
cosa: la Germania è ben europea, nel senso che fa eccezione.
Nello
specifico, le lettere intimidatorie di Schäuble, le risposte sull’attenti di
Nouy, la cosa è ora acclarata da Fubini sullo stesso giornale. Il 23 maggio il
padre della patria europea (Schäuble è anche un teorico di varie Europe) chiede vigilanza accresciuta sul riciclaggio e i
prestiti deteriorati – di cui la Bce aveva in esame quelli delle banche
italiane. Il 6 giugno se la prende con la Grecia: perché la Bce continua a
tenere in vita le banche greche? Il 13
giugno specificamente con le banche
italiane: quanti crediti deteriorati hanno, quanti titoli di Stato hanno, quanti
titoli di Stato italiano hanno le altre banche europee.
La cosa non è da
prendere alla leggera, come il “Corriere della sera” ha fatto. Come una
curiosità, o una mania – Schäuble sarà vecchio ma non c’è nessun motivo per
ritenerlo rincoglionito. Si conferma l’eccezione Germania. Non se ne parla più, perché la
Merkel “tutti noi” (per i media italiani) è in difficoltà. Ma l’eccezione
Germania è sempre all’ordine del giorno: Berlino non si ritiene uguale a
nessuno, tanto meno all’Italia, e lo ribadisce con ogni mezzo. E l’“Europa”
consente. Nemmeno obbligata: volenterosa (immaginarsi se alla Nouy avesse
scritto Padoan…). E questa è l’Europa.
La
collaborazione di Nouy è però provvidenziale, poiché rende pubblico l’intrigo
di Schäuble. Il quale naturalmente le sue lettere minacciosissime ha tenuto segrete,
un po’ come aveva fatto nella crisi del debito pubblico italiano nel 2011 – lui
e il suo pupillo alla Bundesbank, il giovanotto Weidmann. La crisi fu avviata
allora dalla Deutsche Bank con vendite straordinarie di Bot riacquistati a
termine, in concertazione col governo tedesco che sollecitava pubblicamente
l’allarme, un giorno Schäuble un giorno Weidmann.
Oppure, oggi
come allora, è un segreto divulgato perché il bubbone scoppi? Non c’è
complottismo, gli untori di peste non si fanno scrupoli. Né è da prendere la
Germania alla leggera.
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