Si riedita in continuazione il “racconto perfetto” di
Sciascia, “uno dei più perfetti che il genere annoveri”. Anche se non si vede
perché. Se non è la “sicilitudine” che Sciascia coltivava: Ponzio Pilato è in
pensione in Sicilia, dove, dice, “possiedo delle terre, e coltivo e vendo il
mio grano”. O la laicità. Che però non confligge con la confessionalità, se il
racconto ora riprendono le Dehoniane, alla bolognese Libreria del Santo..
Il procuratore è Ponzio Pilato, quello che si lavava le mani. Anche se
erroneamente: quello era prefetto, un funzionario pubblico, e non procuratore,
uno libero di arricchirsi. Un errore indotto, dice Sciascia, da Flavio
Giuseppe, cui France si rifà.
Un altro cui France si rifà, spiegava Sciascia, che il racconto a suo tempo
ha esumato e anche tradotto, è Tacito. Lo storico
non trascura i cristiani, li ricorda nella persecuzione di Nerone, ma non li
apprezza e anzi li disprezza. Come Anatole France, che pure molto scrisse di
religione: nel lungo fantasy “Gli angeli ribelli” (dove Satana prende il posto
di Dio, e Dio all’inferno si riscopre umano) Dio fa dire “bugiardo”
dagli angeli ribelli, e un po’ ignorante.
Gesù è “il Nazareno”, “vale a dire il
santo”, spiega France: “Non pare si conoscesse un paese di Nazareth nel primo
secolo dell’era cristiana”. Ponzio Pilato è vecchio, pensionato in Sicilia, astioso
con gli ebrei, avendo speso la sua vita attiva a Gersualemme senza migliorare
la posizione. Di Gesù il Nazareno non si ricorda.
Un racconto laico, ma non irridente: sfiora la
bestemmia e l’antisemitismo ma entro limiti. Il Pilato di France è soprattutto uno che
si lamenta sempre. Un perseguitato. Quando era in attività dagli ebrei, presso
i quali a Gerusalemme si è insabbiato, con tutta la carriera, per una vita. E
anche alla fine, in pensione, lamenta di sentire sul collo gli emissari di
Vitellio, il governatore di Siracusa, senza motivo specifico.
Anatole France, Il procuratore di Giudea, Edb, pp. 56 €
7
Nessun commento:
Posta un commento