martedì 24 luglio 2018

Ponzio Pilato si lava la memoria


Si riedita in continuazione il “racconto perfetto” di Sciascia, “uno dei più perfetti che il genere annoveri”. Anche se non si vede perché. Se non è la “sicilitudine” che Sciascia coltivava: Ponzio Pilato è in pensione in Sicilia, dove, dice, “possiedo delle terre, e coltivo e vendo il mio grano”. O la laicità. Che però non confligge con la confessionalità, se il racconto ora riprendono le Dehoniane, alla bolognese Libreria del Santo..
Il procuratore è Ponzio Pilato, quello che si lavava le mani. Anche se erroneamente: quello era prefetto, un funzionario pubblico, e non procuratore, uno libero di arricchirsi. Un errore indotto, dice Sciascia, da Flavio Giuseppe, cui France si rifà.
Un altro cui France si rifà, spiegava Sciascia, che il racconto a suo tempo ha esumato e anche tradotto, è Tacito. Lo storico non trascura i cristiani, li ricorda nella persecuzione di Nerone, ma non li apprezza e anzi li disprezza. Come Anatole France, che pure molto scrisse di religione: nel lungo fantasy “Gli angeli ribelli” (dove Satana prende il posto di Dio, e Dio all’inferno si riscopre umano) Dio fa dire “bugiardo” dagli angeli ribelli, e un po’ ignorante.
Gesù è “il Nazareno”, “vale a dire il santo”, spiega France: “Non pare si conoscesse un paese di Nazareth nel primo secolo dell’era cristiana”. Ponzio Pilato è vecchio, pensionato in Sicilia, astioso con gli ebrei, avendo speso la sua vita attiva a Gersualemme senza migliorare la posizione. Di Gesù il Nazareno non si ricorda. 
Un racconto laico, ma non irridente: sfiora la bestemmia e l’antisemitismo ma entro limiti. Il Pilato di France è soprattutto uno che si lamenta sempre. Un perseguitato. Quando era in attività dagli ebrei, presso i quali a Gerusalemme si è insabbiato, con tutta la carriera, per una vita. E anche alla fine, in pensione, lamenta di sentire sul collo gli emissari di Vitellio, il governatore di Siracusa, senza motivo specifico.
Anatole France, Il procuratore di Giudea, Edb, pp. 56 € 7


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