venerdì 13 luglio 2018

Quando Firenze consacrava e censurava Muti

È il programma di sala del Maggio Fiorentino per il concerto conclusivo della stagione, il “Macbeth” in forma concertistica, diretto da Muti. E della festa di Firenze per lo stesso Muti, per i cinquant’anni del suo approdo a Firenze, a 27 anni, al primo incarico di direttore stabile, scoperto da Remigio Paone, sovrintendente uscente del Maggio fiorentino – a Milano il neo diplomato maestro, benché premio Cantelli per la direzione d’orchestra, vivacchiava, dice, male, con lezioni di piano. Redatto, in dialogo prevalentemente con Muti, da Valerio Cappelli con verve e scrupolo, lasciando parlare cioè l’intervistato, il programma ricrea uno spaccato sorprendente dell’Italia di allora, 1968-1975. Sorprendentemente vero, nel senso che, per quanto ben delineato e importante, non se ne parla (il “Corriere della sera”, il giornale di cui Cappelli è redattore, si contentava ieri di un minima sintesi, lasciando peraltro fuori i punti sorprendenti: “Muti ritrova Firenze…a 50 anni dal debutto”
Muti, in particolare, si diffonde su una serie particolareggiata di eventi e personaggi, che diventa nella penna scarna di Capelli  che assurgono a una sorta di storia della città e della musica in quegli anni. Oltre che su un’aneddotica non comune sua personale.
Una storia purtroppo di pregiudizi e censure, anche se la stagione si ricorda viva, ma per l’ostinazione e la capacità di Muti e del direttore artistico Roman Vlad. Il quale subì un processo, anche in consiglio comunale, per avere programmato “Cavalleria rusticana” e “Pagliacci”, opere “reazionarie”. “Erano anni in cui a Firenze «Il Flauto magico» non si poteva fare perché considerato massonico, e il comunistissimo Luigi Nono ritirò la sua opera, «Intolleranza», perché il teatro voleva accostarlo a «Il console» del vituperato Menotti…”. L’orchestra naturalmente si autogestiva, lungo “linee sindacali”, cioè di partito. Un capitolo della storia italiana – uno dei tanti? - da riscrivere da cima a fondo: la politica culturale della sinistra comunista.
Valerio Cappelli, Muti, ritorno a Firenze, Maggio Musicale Fiorentino

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