Non è tutto. L’opera più
costosa d’Europa poteva essere realizzata in project financing negli anni 1990, cioè gratis. La vera
linea C, l’anello al centro di Roma, che avrebbe liberato la città dal traffico.
Non l’attuale, che è l’ennesimo progetto che fa comodo ai costruttori-immobiliaristi:
una freccia verso un quadrante extraurbano per valorizzare aree costruite o da
costruire. L’avrebbe realizzata il consorzio francese costruttore della metro
ad alta profondità di Lille, in cambio di una concessione trentennale.
L’allora sottosegretario alla
presidenza del Consiglio, 1995-96, Nicola Scalzini, con delega per le aree
urbane – Roma Capitale e Giubileo 2000 - pensò a una grande occasione. Ma si
scontrò col silenzio del committente, la Giunta Rutelli, cioè col rifiuto. Col
rifiuto cioè di Geronzi (Banca di Roma) e Bettini (il futuro creatore del Pd),
i veri assi della giunta, della Grande Bonaccia destra-sinistra, degli appalti
equamente divisi per tutti. Scalzini, un economista con molte pezze d’appoggio,
è tuttora attivo, ma nessuno sente il bisogno di farlo parlare: le cronache
romane sono solerti, ma con
juicio.
La metro C di Roma è caposaldo
della corruzione in affari anche per altro aspetto, la tecnica spartitoria. Da
allora nessuno ha più sentito parlare dell’obbligo per i grandi lavori di
un’asta aperta a tutti i costruttori europei. Alle aste dei grandi lavori,
anzi, si presenta un solo concorrente: la spartizione si fa prima.
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