Gran reporter
dell’Africa, e della (finta) cooperazione allo sviluppo, in vecchiaia confinato
al napoletano rione Sanità, che non è più quello da cartolina di Eduardo (“Non
c’è un asilo comunale, non c’è una scuola media, non c’è lo Stato. Ragazzini ti
attaccano di giorno armati di coltello, senza motivo, animati da una rabbia
incontenibile. Qui i bambini pensano che chi si alza alle 7 per andare al
lavoro sia uno sfigato, che l’operaio sia uno stupido, che la vita valga
zero”), AlexZanotelli, comboniano, ex
missionario in Africa, non ha perso a ottant’anni l’onestà, né l’inconcludenza
- se non è democristianesimo (furberia).
Con Stefano
Lorenzetto sul “Corriere della sera” per la serie “Confessioni”, dice che la
colpa del rione Sanità è di Rete 4 e Canale 5. Se la fa, lo rivendica, con
Grillo e Lanzalone, dopo Veltroni. E della sua cacciata dal mensile “Nigrizia”
dei comboniani, richiesta nel 1987 dalle autorità ecclesiastiche, incolpa Spadolini,
ministro della Difesa, e Craxi, presidente del consiglio – con Andreotti, un
Belzebù di famiglia un vero democristiano non se lo nega. E come non ricorda
bene i fatti di trent’anni fa, sballa sui prossimi trent’anni: “Entro il 2050
avremo anche (in aggiunta a quelli “economici”) 250 milioni di rifugiati
climatici, 50 milioni dalla sola Africa” – il continente “diventerà per tre
quarti inabitabile a causa del riscaldamento globale”.
Ma delle cose
che sa è onesto informatore. Sui migranti: 1) “L’Onu ha riconosciuto 65 milioni
di migranti. L’86 per cento di loro ha trovato riparo nel Sud del mondo”, 2) “Il
Libano ha 6 milioni di abitanti e ha accolto 1,5 milioni di siriani fuggiti
dalla guerra. Nel 2017, in Italia sono arrivati 130.119 profughi”. E sulla cooperazione,
il terzo settore, che ha (mal)trattato in un libro, “L’industria della carità”,
di cui spiega sul “Corriere” la struttura affaristica: “Le organizzazioni
umanitarie dell’Onu bruciano l’80 per cento delle risorse per il loro
mantenimento. Il personale dell’Alto commissariato per i rifugiati sverna in
hotel di lusso accanto ai campi profughi”. E alla interlocuzione dell’intervistatore:
“Conosco un privato che intasca 3,5 milioni l’anno, netti ed esentasse,
ospitando i richiedenti asilo in edifici fatiscenti”, conferma: “È un business.
Come quello degli hotel decrepiti riaperti per loro a Napoli”.
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