In realtà i vescovi fanno poco, eccetto forse che a Cassano, le strutture Caritas sono appalti dello
Stato. Benevolenti quanto si voglia ma non sono una soluzione: stanno lì per
amministrare i 35 euro a immigrato che lo Stato paga ogni giorno, sul presupposto
che sia un esule politico. Una miseria, attorno alla quale si è formato un business dell’accoglienza, e questo
già non è buono.
La Caritas non è una soluzione. Ma
peggio è come vi si arriva, che i vescovi non possono non sapere. I vagabondaggi di ragazzi e ragazzini soli, a centinaia, a
migliaia. Le tante troppe giovani sole. La filiera della delinquenza
che alimenta e domina il fenomeno. O allora, perché vengono in massa, giovani
femmine e giovani maschi, riducendosi a spazzare i marciapiedi per racimolare
qualche centesimo, alla mendicità. O a prostituirsi, a spacciare, a rubare. O i
più fortunati a lavorare per due euro l’ora dieci ore al giorno, e provvedersi di
un tugurio, e del pane. Solo l’1 per cento scappa da situazioni di pericolo, per
guerre o persecuzioni. Giovani che bene o male mangiavano anche nel bush. Male, ma non peggio delle mense
caritatevoli, o delle tendopoli per stagionali. E non soli in terra straniera
ma dentro la loro famiglia, la loro comunità, la loro lingua.
È assurdo dover ipotizzare che il
fenomeno si alimenti per alimentare l’accoglienza. Ma è come se. Che i vescovi non
lo sappiano o non lo capiscano, questo testimonia dell’impoverimento della
chiesa. Ridotta alle furberie spacciate per francescanesimo.
Si distingue il cardinal Bassetti – se
non è il suo intervistatore, Accattoli. Che sul “Corriere della sera” pone
infine con chiarezza l’unica posizione buona in questo mercato schiavistico:
“La nostra linea è quella dell’aiuto ai paesi di partenza dei migranti, e dei
corridoi umanitari”. Bassetti sa che la Caritas non è una soluzione: “All’emergenza
si fa fronte soccorrendo chi rischia di affogare o di morire di stenti, però
occorre pensare più ampiamente la questione migratoria e farci fronte in
maniera razionale e programmata”. I paesi europei che vogliono la manodopera africana
a buon mercato debbono andare a cercarsela in Africa: aprire uffici di reclutamento,
e fornire documenti validi, di identità e di viaggio, fornire un alloggio, sia
pure povero ma decente, garantire l’autonomia, la personalità, di chi si
avventura.
Non è difficile. Perché non si fa?
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