Un paradosso e una jattura.
L’egemonia culturale che Gramsci avocava (“teorizzava”) e di cui gli si fa merito, è come ogni forma egemonica, una
disgrazia. Può avere meriti, ma che e chi non ce li ha, forse anche Belzebù. Ma
di suo è la maggioranza non qualificata. La massa, come irretirla.
Cosa resta
dell’egemonia culturale della sinistra nell’era della dittatura dei social?, si
chiede Caligiuri (chi è?). Niente. Caligiuri politico è di destra, oggi di
Grande Sud, ma da specialista della Comunicazione sa di che parla – vanta anche
la prima sperimentazione di e-demoracy: da sindaco di Soveria Mannelli si fece
approvare il bilancio nel 2004 dai cittadini via internet. E comunque è
l’evidenza: l’egemonia culturale non ha qualità proprie, se non in forma di
censura, di museruola, ed è ancillare al potere – ora quindi di destra. La presunzione
di essere il meglio, o la mancaza di senso critico, Iin effetti è la stessa,
ferrea.
Mario Caligiuri, L’egemon ia culturale da Gramsci a
Casaleggio, “Formiche”, agosto-sett., pp. 140 € 8
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