“La donna delle nostre
latitudini è spietata con l’uomo ingannato”. O anche: “L’uomo troppo assorbito
dalle donne riceve da loro, un giorno, la sua punizione”. Ma non un racconto
misogino, non dalla parte dell’uomo – Colette, che è il femminismo fatto
persona, è equanime.
Una villeggiatura estiva,
come usava. In una stazione termale. Con conversazioni e conoscenze tra vicini
di tavolo e\o di camera. Un apologo sulle vite di coppia: quella borghese
assortita, lei monogama lui farfallone, la demi-mondaine
col prestante gigolò, e Colette
con la sua gatta senza nome, tanto è un’altra lei stessa, in simbiosi. Tra adolescenti accaldate che “assaltano” i gentiluomini, “un giovane padre di
famiglia, uno scapolo elegante e maturo, un attore cinquantenne venuto a curare
la voce”, scusandosi “con aria da falsa
ingenua”.
Un racconto molto ritmato,
sul nulla si può dire. Di scrittura semplice, tutta cose – quella che sarà di
Soldati: come di reportage. E
curiosamente sentenziosa, seppure di saggezza lieve, boulevardière, come se Colette sentisse gli anni. “Una donna fa
presto a mettere sul conto dell’imbecillità i segni dell’indifferenza”.
“Cominciate a spiare il vostro vicino,
ciò basterà a trasformarlo in
criminale”. “Una totale assenza di umorismo rende impossibile la vita”.”L’abuso
del dolore sentimentale rasenta l’indiscrezione”.
Un racconto del 1939, pubblicato nel 1940. I drammi non sono
mai totalitari, la guerra perduta, con disonore, l’occupazione.
Colette, Camera d’albergo, Passigli, p. 101 € 8,50
I libri del Sole 24 Ore, pp.
70 € 0,50
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