Anticristo
– È
figura pratica, più che retorica (emblematica).
Va bene la morte di Dio, che fonda il
cristianesimo, ma il papa esagera – l’infallibilità gli ha fatto male, ha da
allora la tendenza, coi preti, a perdere la fede: ovunque la religione si
glorifica, nell’islam, in India, in Africa tra i pagani, perfino negli Usa e
nell’Urss, meno che a Roma.
Campanella dà all’Anticristo l’agilità
del leopardo, i tratti del leone, le zampe dell’orso: rapido, furbo, feroce. E
questo non può dirsi di un papa, che ha i suoi anni e il decoro del ruolo. Ma
non è detto che l’Anticristo debba avere i piedi nell’Artico e la testa nel
tropico.
Dissociazione
- In
dottrina il gioco, non solo letterario, delle personalità multiple è sintomo di
disturbi mentali e prodromo di morte. È il caso di grandi artisti, Hölderlin,
Schumann, Jean Paul. Tutti tedeschi, è vero. È del resto vero che tutti si
muore. Che Hölderlin ha avuto felice e lunga pazzia. E che non sono impazziti i
molteplici Pessoa o Kierkegaard. Ma è certo che il gusto di nascondersi rientra
nel fenomeno delle personalità multiple, attualmente collocato al capitolo dei
disturbi associativi, che ricomprende la vecchia categoria dei fenomeni
isterici.
È un capitolo vago, toccando la
dissociazione, nozione tra le più indefinite della psicopatologia. Forse perché
etichetta malattie diverse, per causa e natura se non per manifestazione.
Un secolo e mezzo, quasi, fa lo
scienziato Guido Morselli già intuiva questa ambiguità di fondo. Né se ne
sostiene più l’apparentamento alla schizofrenia del dottor Bleuler, la vecchia dementia
praecox: non vi può essere sdoppiamento della personalità se non v’è più
una personalità. Si sono così elaborate la nozione anglofona di splitting
e quella francofona di dédoublement, in opposizione alla Spaltung
di area mitteleuropea e germanica. Questa essendo propriamente la
frammentazione dell’Io in direzione della schizofrenia, quelle la segregazione
di spicchi o grumi della personalità, labile, mobile A opera della stessa personalità, per una
deformazione che può avere, oppure no, derive compulsive, psicotiche.
Può rientrare fra i disturbi della
personalità, l’inverso dell’istrionismo, ed è più spesso l’effetto di una
patologia sociale o storica. Il sospetto, strumento di verità, si trasforma in
un’ontologia conchiusa, la psicosi del complotto. Per cui un Hitler, per fare
un esempio, fenomeno dichiarato e manifesto, viene avvolto di segreto, e ogni
evento della vita quotidiana diventa assimilabile a Hitler. La vita, che si
manifesta essendo, diventa un non luogo e un non ente.
Fede
–
È il metro della certezza. Senza, è un pantano morto, la vita come routine, ananke.
Morte
–
È l’unica certezza. Che però le toglie significato (valore). Si può vederla
come il personaggio di “Ubik”, la fantascienza di Philip K. Dick, che comunica
con la giovane moglie ibernata negli ultimi istanti di vita: “Poteva parlarle e
ascoltare le sue risposte, poteva comunicare con lei”, ma lei giace sempre
immobile: “Ne vale la pena, si chiese? È meglio della morte vecchio stampo, la
strada diretta dalla vita-vita alla morte? Lei è ancora in me, in un certo
senso, decise. L’alternativa è il nulla”.
È infettiva. Chi se ne va si porta via
un pezzo, una voglia, un impegno.
Nazioni – Si dicono in
difficoltà, per il populismo, l’America First, le autorità sovrastuali. Ma che
succede può averlo detto Wittgenstein nelle “Lezioni sulla libertà del
volere”: “È molto più facile fare predizioni a partire da stati di cose
economici che dallo stato mentale di una nazione”. Per cui “si dice: «Un’ondata
d’entusiasmo religioso attraversò l’Europa», mentre questa è solo una metafora.
E: «Le Crociate ebbero origine dallo spirito della Cavalleria». Oppure si può
pensare a ciò che accade ai giorni nostri”, 1939.
Che significa il contrario di ciò che
sembra: l’entusiasmo e lo spirito della Cavalleria ci sono, senza alcuna
“spiegazione economica degli stati di cose storici”. O oggi il popolo bestia
sovrano.
Populismo - Ci si può
credere Dio, perché no, che sempre è consolatore, e vendicatore. Ma Dio
soprattutto è regolatore, anche lui, si pone dei limiti. In quanto Dio della
Legge, e uomo di mondo.
Pornografia – Esclude o
disinnesca l’erotismo – è antierotica. Come funzione e negli effetti. Oggi che
è libera se ne possono misurare gli effetti nella vita di ogni giorno, che
tende a escludere la sfera affettivaantiit.eu. Nei rapporti tradizionali tra i generi e
negli stessi rapporti intergeneri malgrado al novità – la pornografia induce
subito stanchezza.
È un effetto già provato, nell’amore
libero. E accompagna la digitalizzazione del contatto: non c’è più freddo, meno
erotico, del sexting, lo scambio di testi e immagini sessuali espliciti via
internet. O della “nuova frontiera dell’arte” che consiste di accoppiamenti
vari: la loro funzione è riduttiva e repulsiva, a partire dalla banalizzazione
del voyeurismo.
Stato - “Lo Stato
moderno ha un padre e una madre. La madre è la rivoluzione, il padre è il
cesarismo» - Jakob Burkhardt.
Suicidio – Kant, che non
se lo spiega, lo vuole un omicidio. Con aggravanti. Sul presupposto che Per Kant “la forza umana che non
teme la morte è una ragione di più per non abbattere un essere dotato d’una potenza
così grande”.
Una sorta di condanna a morte resterebbe
allora da ipotizzare, della cui esecuzione il giudice incaricasse il
condannato.
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