America - L’America
D.H.Lawrence ha detto “a vast republic of
escaped slaves”, trainato dall’endecasillabo, ma forse pensava
all’Australia, terra di galeotti, gli Usa sono terra di schiavi non fuggiti, e di fuggiaschi liberi.
Gli Usa sono per l’europeo, benché
visitabili senza limiti, e da tempo materia del capolavoro “La democrazia in
America”, quindi riconoscibili, sempre terra
incognita, la più incognita che sia.
Forse perché sono materia di pregiudizio. Cos’è l’antiamericanismo? È manifestazione
tipica di declassamento: l’Europa oscilla tra il buon tempo antico, della sua
barbarissima storia, e il male che vien dal mare, cioè da fuori. Ma bisogna
dire ogni tanto le vere boiate o fake
news, fra le tante che si rincorrono: gli Usa sono figli dell’Europa, ma
della parte d’Europa che si ritiene la più nobile, e anzi l’unica nobile, il
Nord puritano, della pienezza di se stessi.
Si fa colpa del puritanesimo, come del
capitalismo, ai calvinisti, i quali invece come tutti s’arrabattano. Si veda in
Olanda, in Scozia, nella stessa Svizzera. Altro è il puritanesimo, nato e
naturalizzato nell’Inghilterra da sempre lawrenciana. Attorno a una religione,
uno scisma, che non è altro che l’affermazione di sé. L’America è figlia di
Cromwell. È per i puritani che ricchezza e potenza, lo sterminio dei nemici,
sono segni della grazia di Dio, fuori dei quali non c’è grazia - per gli
inglesi, dice Chesterston, “ogni rivoluzione è un compromesso”, sarà per questo
che non le fanno, per non compromettersi, Cromwell non la fece. È il
protestantesimo figurato, di Enrico VIII, Elisabetta e Cromwell, che trovò
pienezza nella violenza, ancorché politica – si dice Machiavelli ma s’intende
Cromwell, che Hobbes non osa criticare. Lo stesso Cromwell, se l’Inghilterra
non lo avesse chiamato, sarebbe emigrato in America, aveva già il biglietto.
Anima – Le anime sono
nella Bibbia, che dopo morte le considera esistenti ma inerti. Dio non se ne
curava. Renard, scrittore non eccelso, ne ammette poche in paradiso: “È
ammissibile”, di-ce, “che a un’anima di qualità inferiore sia concessa l’immortalità?”
E tuttavia.
La notizia fondamentale sarebbe, è noto,
che un’anima è stata trovata. E invece, è un fatto, molte se ne trovano, vuote:
quelle dei poeti. Che sono pieni di cose, lune, stelle, primavere, rugiade,
rii, donne, tigri, ma non del sé immortale, quello delle passioni: la disperazione,
o il desiderio, l’odio, neanche l’amore, checché si dica - la passione d’amore
è riempita di manifestazioni inattendibili: rimette, laudi, lacrime,
invocazioni, improperi, tutti surrogati del coito, un gioco di preliminari, da
esercitazione o-nanistica. Quel sentimento distinto del mondo che viene, tra
accensioni e paure, nelle ore anonime e slargate che anticipano l’alba, con la
baldanza di chi ha superato la notte, e non subisce ancora il peso del corpo.
Emigrazione – È solitudine
– è alla seconda generazione, si dice, ma è più probabile che ce ne voglia una
terza, perché dall’emigrazione nasca un incontro di civiltà.
Nell’esilio si vive integrati. Lo dice Jünger, e pure Hobsbawm, ipocritamente, da sociologo della
mafia, che quella del proscritto, del latitante, è la condizione per eccellenza
dell’uomo. Allora, nell’antica Islanda della storia che comincia a Nord, il proscritto
vichingo si rifugiava nei boschi, e celtizzato sarà Robin Hood, folletto
partigiano. È un franco tiratore, si diventa proscritti per scelta. Ma senza
obbligo di cecchinaggio.
Gioco
–
Si perde in rete, e si è persa tra i bambini, per i quali era pedagogia
necessaria, ancorché irregolata – anzi proprio perché spontanea. I bambini non
hanno più spazi comuni liberi, solo regolati, per orario e spazio fisico, sotto
controllo costante. Nelo poco tempo libero, minuti, dalle scuole, dell’obbligo
e doposcuola, dalla tv, e ora dal cellulare, al chiuso in casa. L’adulto è
tornato al Settecento, all’incipriamento e all’imparruccamento, nella
esibizione costante che fa il suo selfie,
il suo ego.
Il gioco è sempre stato elemento della
evoluzione, e fattore di creatività, oltre che di svago – di allentamento della
pressione fisiologica, elementare, pratica, diretta allo scopo – a “uno” scopo.
Un tempo creativo di libertà, benché non catalogabile in una repertorio della
creatività – ammesso che sia possibile. Tutti gli esseri animali giocano, hanno
giocato, subito dopo la nascita e dopo. Ora l’uomo fa eccezione. In autonomia,
senza il controllo adulto – non costante e impositivo, negativo, a difesa, a salvaguardia,
eccetera. Un meccanismo di autoricerca e identificazione, di consolidamento della
personalità. Si spiega l’enorme e crescente percentuale di bambini obesi e
spenti – irresoluti, senza voglie.
Immortalità
–
È materia ultimamente americana, di una civiltà che si vuole materialistica.
Roba di cantanti, Presley, e di banditi. Jesse James si vuole che non sia morto
nel 1882 a Saint Joseph, Missouri, ma nel 1948 a Guthrie, nome nobile dell’Oklahoma,
o a Granbury, Texas, nel 1952 – quindi a 105 anni. Un altro è Butch Cassidy,
tradito pure lui in Bolivia, che invece per la sorella è stato vecchio gentleman in Irlanda, ed è tornato nello
Utah per farsi seppellire.
Morte - C’è
nella morte un aspetto buono: ognuno riprende la com-postezza, non più che può
invocare. È questa l’essenza degli angeli, per i quali la vita non è che
accidente, che nessun papa deve santificare.
C’è un parte cerimoniale pure nella morte,
ma senza mutare il rito solitario.
La morte è giovane, anche se ha una lunga storia, eterna, viene sempre
troppo presto. Ma il funerale è degli adulti.
Noia - Invincibile,
immortale. Da Petrarca Francesco a Leopardi Giacomo, sembrano nomi dei romanzi
di Moravia.
Presente - Non c’è presente senza futuro. Senza memoria cioè del presente.
Progresso
–
È una sommatoria, ciò che resta di fallimenti e regressi.
È il punto debole della storia, che-se
si vuole un gradus ad Parnasum.
Razzismo - È un retropensiero,
va con l’identità personale – familiare, linguistica, storica, etnica.
Normalmente in letargo, fa presto a emergere in una difficoltà o in un
incidente, anche solo un inciampo involontario. Franzinelli, lo storico dell’Ovra,
la polizia politica di Mussolini, se ne trova sommerso all’indomani delle leggi
razziali, quando Mussolini diede la stura
alle denunce dell’ebreo. “Ennesima riprova dell’irrazionale forza del
pregiudizio, diverse note informative dei primi anni di guerra”, quindi dopo
quattro- cinque anni di discriminazione e persecuzione degli ebrei, “descrivevano
l’Italia dominata «dalla massoneria giudaica»”. Moltissime le denunce che la
polizia, una polizia politica, dovette adoperarsi a smontare, tanto erano
pretestuose o legate a vendette private, personali.
Le leggi innescarono un razzismo
latente. Che non è – era – antiebraico più che antinglese, come oggi sarebbe antislamico,
ma trova nell’ebreo, e più nell’“ebreo”, uno di fantasia, l’innesco per
manifestarsi. Il razzismo è l’insoddisfazione di sé proiettata su un Nemico
Interno
Rinascita – È il segreto (l’attrattiva) della scrittura: l’autore scrive
per rinascere. Con l’invenzione dei posteri, del classico.
La storia ne è effetto e causa - “Nevica
storia”, direbbe il signor Bok di Malamud.
Segnare il passo – È pratica militare, di caserma.
Ma si procede stando immobili. Si vive bene se
si sta qui ora. Si diventa immortali, almeno prima che morte non sopraggiunga -
e si fa buona storia. È l’esserci e il non esserci di Amleto.
zeulig@antiit.eu
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