“Migliaia di tweet
generati da 400 profili la notte tra il 26 e il 27 maggio chiesero le
dimissioni di Mattarella e la sua messa in stato d’accusa in Parlamento per
alto tradimento”. Che accusa terribile. Ma erano troppi o erano pochi? Se
nessuno se li filò – non dissero nemmeno che Mattarella era un porco, in genere
lo dicono. I troll sono diffusissimi – l’impressione è che siano la normalità di internet. Ma erano, suggerisce il Dis, sospetti.
E perché non si potrebbero chiedere le dimissioni di Mattarella? Tutti vogliono sempre dimettere il Capo dello Stato, dove è la novità? È tempo di Russiagate, da due anni abbondanti, e il Dis lo trova comodo. Anche sulle elezioni in Italia? Questo non si può dire perché, in fondo, i servizi sono al servizio del governo. Ma sì nel caso di Mattarella, ad abundantiam. “Furono usati anche server dell’Estonia e di Israele”, dice il Dis.
Di Israele dunque. E della Mongolia no? Google è stato scoperto da qualche decennio. E il trollismo è il proprio, purtroppo, per molti, della rete.
E perché non si potrebbero chiedere le dimissioni di Mattarella? Tutti vogliono sempre dimettere il Capo dello Stato, dove è la novità? È tempo di Russiagate, da due anni abbondanti, e il Dis lo trova comodo. Anche sulle elezioni in Italia? Questo non si può dire perché, in fondo, i servizi sono al servizio del governo. Ma sì nel caso di Mattarella, ad abundantiam. “Furono usati anche server dell’Estonia e di Israele”, dice il Dis.
Di Israele dunque. E della Mongolia no? Google è stato scoperto da qualche decennio. E il trollismo è il proprio, purtroppo, per molti, della rete.
Viene il Dis dopo la
Cia e l’Fbi, tanto per fare qualcosa? L’America ama il complotto, ma un
servizio segreto non è fatto per prevenirlo, invece che per alimentarlo?
Non si può farne la
colpa al Dis, una mosca al confronto degli apparati miliardari degli Usa. Ma che
senso ha riscrivere quello che i giornalisti, sfaticati, hanno scritto? Due
mesi dopo che è stato scritto. Diffondere l’incertezza invece di accertare qualche
fatto, prevenire qualche danno.
Non è una novità. Da
anni i servizi segreti ci hanno abituati a relazioni che sono rassegne stampa,
tarde e stracche. Un anno la ‘ndrangheta, un anno l’Is, un anno l’immigrazione
incontrollata, quest’anno i troll. Una relazione specifica sui fatti italiani
mai? Chi sono i mercanti di carne umana Nord Africa, per esempio. O cosa ci fa la
Francia in Libia, la Total, Macron, gli agenti francesi (tanti)? Nel 2011
sarebe stato utile sapere che agenti francesi e inglesi preparavano una “primavera”
ritardata contro Gheddafi - o magari sapere
chi e per che cosa organizzava le “primavere” arabe (lo sapevano tutti: erano
islamiche, coi soldi sauditi, al coperto della Fratellanza Musulmana). E magari, perché no, intervenire subito quando
ci fu l’“attacco troll” contro Mattarella. Senza aspettarne la leggenda metropolitana.
E senza farsi pagare per riscrivere, con comodo, una leggenda metropolitana.
L’operazione che i
servizi propongono con scandalo è diffusa e anzi normale in rete: assumere varie
identità, con vari server. Una, dettagliata e sintetica, appena una dozzina di
righe, è in un romanzo subito famoso, “Vernon Subutex”, del 2015, alla p. 127 dell’edizione
originale in Livre de Poche – tra donne parigine gelose… Il romanzo è stato
letto anche al Dis in ritardo?
Questa, però, non sarebbe
male. Se le spie cioè leggessero, non avendo da fare.
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