È l’opera di una Barbara
Costa. Che pure pare non esista, che la compilazione sia editoriale, e la
sensazione di algore incrudisce. Wikipedia ha una Barbara Costa scrittrice e
una giornalista. Della giornalista però si conosce un unico contributo, non
granché. Una lettera a Dagospia il 31 ottobre 2017 per difendere Weinstein:
“Allora, che cazzo vogliamo fare, davvero non siamo capaci di mandare affanculo
chi ci mette le mani dove non vogliamo”, etc. (“A chiunque abbia tentato di
mettermi lingua dita e cazzo dove non volevo io ho detto: «Vatti a scopare
quella troia di tua sorella»”).
Il
libro è più forbito, ma il tono è quello. La BC scrittrice invece figura per un
solo libro prima di questo: “Un scavo ciclopico”. Cioè “Il nuovo palazzo della
Cariplo nel cuore di Milano”. Un cuore di soldi?
Il libro è anche impegnato: “Le sperimentazioni in camera da letto aprono la strada al cambiamento sociale”. L’editore lo propone come una satira: “Il porno diventa una lente di ingrandimento deformata attraverso cui guardare il presente, lo specchio osceno in cui la collettività si riflette e dalle cui immagini viene a sua volta plasmata”. Ma ci vuole buona volontà. plasmata.
Il libro è anche impegnato: “Le sperimentazioni in camera da letto aprono la strada al cambiamento sociale”. L’editore lo propone come una satira: “Il porno diventa una lente di ingrandimento deformata attraverso cui guardare il presente, lo specchio osceno in cui la collettività si riflette e dalle cui immagini viene a sua volta plasmata”. Ma ci vuole buona volontà. plasmata.
Barbara Costa, Pornage, Il Saggiatore, pp. 307 ill. €
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