Quello del Polcevera e di Autostrade è
chiaro: è un problema dei controlli, delle Autorità di controllo. Sui termini
delle privatizzazioni e sulla gestione ordinaria. Nel caso del ministero dei
Trasporti, con l’Anas quale agente tecnico. Autorità che lavorano invece per le
concessionarie, delle quali sono, saranno o sono stati collaboratori o consulenti,
anche informali, e perfino dirigenti. Questo è un fatto e non un’opinione.
Anche se su questo non indaga la magistratura né le forze dell’ordine. Il
piatto delle concessioni è in Italia talmente ricco che ce n’è per tutti.
Lo stesso sistema delle tariffe rende
esplicito che il prezzo dei servizi, anche essenziali, quali l’acqua e la
spazzatura. è una rendita. Con la divisione tra rete, pubblica, e servizio,
privato o a gestione privatistica. Tra investimento, da ammortizzare a parte, e
servizio, da remunerare proficuamente. In teoria per finanziare gli
investimenti, di fatto a gonfiare la rendita. Non c’è rischio per i
concessionari. Ma non c’è nessuna
garanzia per gli utenti, né di qualità del servizio né di prezzo.
Avviene per la privatizzazione delle
autostrade come è avvenuto per i treni in Gran Bretagna, la madre di tutte le
privatizzazioni, disposta da Margaret Thatcher. I concessionari per decenni
sfruttarono al massimo la rete esistente, senza migliorie, Fino a che il numero
eccessivo di incidenti e di vittime di incidenti non le costrinse ad
ammodernare la rete.
Austostrade importanti sono rimaste ai
tracciati di sessant’anni fa – per la Firenze–Mare di quasi novant’anni fa –
con volumi di traffico centuplicati: la Orte-Firenze, la Firenze-Mare, la
Milano-Genova.
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