La
Corte d’appello del giudice Tortora, che condanna per mafia gli accusati
dell’inchiesta “Mafia Capitale”, suscita entusiasmo. La sindaca Raggi dice la
città “devastata dalla mafia”. Che interesse ha Roma a farsi insignire città
mafiosa? Nessuno evidente mente. Ma molto business antimafia può germinarne.
Subito
si intervista qualche associazione della “legalità”, che vive dei fondi
antimafia. Che discetta di mafia invadente, ma non sa nominare che i
Casamonica. Famiglia nota a Roma da almeno mezzo secolo. Come i Di Silvio e gli
Spada di Ostia. Che saranno pure mafiosi ma sono anzitutto sinti, o rom,
insomma i vecchi zingari.
Claudio
Tortora, lo stesso giudice, l’anno scorso non aveva ritenuto mafioso il clan di Ostia Fasciani, che
sul litorale invece era, ed è, una
presenza mafiosa: tangenti, esclusive, minacce, “avvertimenti”, e droga. Il
giudice distingueva tra mafia propriamente detta, quella della legge, e”mafia”.
Oggi
allora cosa è cambiato? Che sotto accusa, invece dei maneschi Fasciani, c’è una
cooperativa sociale. E questo bisogna che non si dica. La cooperativa 28
giugno, di ex detenuti, è stata creata a fini di reinserimento da Chiara Ingrao
e altri politici nel quadro della Lega Coop, ex Pci, ed è stata favorita in
moti appalti – lo Stato appalta il sociale, un torta enorme. Su qualcuno dei
quali ha pagato sfioramenti e tangenti. Commovente l’assoluzione piena della
segretaria di Bucci, non sapeva e non vedeva niente, una compagna
La
cooperativa 28 giugno del resto non faceva nulla di diverso dalle altre
cooperative o ong che lavorano come appaltatori pubblici. Ma ha dato fastidio.
Dov’è la mafia, in chi si procurava gli appalti o in chi condanna?
Ma
il problema è nella legge. “Concorso esterno”, “associazione”, “di tipo”, sono
categoria incerte. Varate nel
presupposto cje dichiarare mafioso tutto il mondo fosse di aiuto alla lotta
alle mafie,. Mentre ne è l’ombrello.
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