mercoledì 12 settembre 2018

Che bello, la mafia a Roma


La Corte d’appello del giudice Tortora, che condanna per mafia gli accusati dell’inchiesta “Mafia Capitale”, suscita entusiasmo. La sindaca Raggi dice la città “devastata dalla mafia”. Che interesse ha Roma a farsi insignire città mafiosa? Nessuno evidente mente. Ma molto business antimafia può germinarne.
Subito si intervista qualche associazione della “legalità”, che vive dei fondi antimafia. Che discetta di mafia invadente, ma non sa nominare che i Casamonica. Famiglia nota a Roma da almeno mezzo secolo. Come i Di Silvio e gli Spada di Ostia. Che saranno pure mafiosi ma sono anzitutto sinti, o rom, insomma i vecchi zingari.
Claudio Tortora, lo stesso giudice, l’anno scorso non aveva ritenuto mafioso il clan di Ostia Fasciani, che sul litorale  invece era, ed è, una presenza mafiosa: tangenti, esclusive, minacce, “avvertimenti”, e droga. Il giudice distingueva tra mafia propriamente detta, quella della legge, e”mafia”.
Oggi allora cosa è cambiato? Che sotto accusa, invece dei maneschi Fasciani, c’è una cooperativa sociale. E questo bisogna che non si dica. La cooperativa 28 giugno, di ex detenuti, è stata creata a fini di reinserimento da Chiara Ingrao e altri politici nel quadro della Lega Coop, ex Pci, ed è stata favorita in moti appalti – lo Stato appalta il sociale, un torta enorme. Su qualcuno dei quali ha pagato sfioramenti e tangenti. Commovente l’assoluzione piena della segretaria di Bucci, non sapeva e non vedeva niente, una compagna
La cooperativa 28 giugno del resto non faceva nulla di diverso dalle altre cooperative o ong che lavorano come appaltatori pubblici. Ma ha dato fastidio. Dov’è la mafia, in chi si procurava gli appalti o in chi condanna?
Ma il problema è nella legge. “Concorso esterno”, “associazione”, “di tipo”, sono categoria incerte.  Varate nel presupposto cje dichiarare mafioso tutto il mondo fosse di aiuto alla lotta alle mafie,. Mentre ne è l’ombrello.

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