Da veicoli della libertà
d’informazione, universale, e vittime delle censure, a monopolisti: il salto è
stato breve per i motori di ricerca e i social. Google ha perso presto il suo
lato gioviale e facilitatore, per diventare arcigno gestore di spazi
pubblicitari, nonché – perché, col suo algoritmo dai mille tentacoli –
guardiano occhiuto di tutte le nostre abitudini, anche quella di cui non ci siamo
ancora accorti. Senza che nessun potere se ne sia occupato mai, è questa al
cosa più preoccupante. Per esempio per tassarli, che
sarebbe la cosa più ovvia del mondo ma in Europa, per dire, non si può. E
probabilmente non è nemmeno corruzione. i big della rete non pagano per farla
franca, è il loro potere di persuasione-dissuasione.
Esenti da leggi
anche ora che l’America fa scandalo di interferenze russe nella politica Usa: il Russiagate è confronto
vecchio stile, da guerra fredda, non ha indotto alcuna analisi del rischio che
il sistema dell’informazione del millennio possa corrompere la vita civile e
politica. Il carattere di monopoli dei nuovi giganti della comunicazione si manifesta anche così, col potere
eccessivo, condizionante, esclusivo, che esercitano sulla politica.
Il sottotitolo è ancora più
forte: “Come Gogle, Apple, Facebook e Amazon pensano per noi”. Sanno tutto di noi e ci servono il piatto pronto.
Ma Franklin Foer è solo un esperto, giornalista al mensile “The Atlantic” –
nonché fratello maggiore del romanziere Johnathan Safran Foer: non può fare,
può solo dire.
Siamo governati dagli
algoritmi. Ma non senza malizia, non
degli algoritmi.
Franklin Foer, I nuovi poteri forti, Longanesi, pp.
300 € 22
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