Un caso di malumore? Non è un
episodio, non isolato. Viene dopo il “Politicamente corretto”, la critica di
Jonathan Friedman, o del conformismo come
regime, morale e intellettuale. “La riscoperta ‘progressista’ della censura” e “le sontuosità beghine
della sessuofobia” hanno fatto arrabbiare Paolo Flores d’Arcais. Come se la
comunità di “Micromega” non c’entrasse nulla, in questo conformismo: la
sinistra, benché illuminista, segue troppo i media americani, troppo
passivamente, le loro politiche commerciali dell’informazione. Ma il direttore
di “Micromega” ha trovato molti altri con lui egualmente arrabbiati: una ventina di contributi, in prevalenza femminili, attaccano molti aspetti del politicamente corretto che
sommergono gli Stati Uniti – o non fanno finta di sommergere gli Stati Uniti,
dato che poi votano Trump, o in alternativa Hillary Clinton, la candidata col
più ricco, di gran lunga, fondo elettorale di una elezione?
Dietro una copertina che
inalbera l’“origine del mondo” fronzuta di Courbet, la sinistra scopre che il
moralismo è di destra: è impositivo, e si vuole incontestato. Nel nome della
purezza. La “sinistra illuminista” che “Micromega” propone ne è sconcertata. Come se avesse perduto il
senso della realtà – l’ha perduto. Il “politicamente corretto” è come i “diritti umani” e come la “globalizzazione”, una politica e non un dover essere, imperiale.
L’ultima ondata di questione morale è soprattutto femminile, e due donne di peso, nella cultura e nella società, tentano di rimediare, Simonetta Agnello Hornby, una scrittrice che è stata giudice (a Londra), e Eva Cantarella, che dello studio della femminilità e della sessualità nel’evo antico è la massima autorità. Cantarella ricorda che la giustizia si basa sule prove e non sui sentimenti, e deplora che nelle università americane si prova a censurare perfino Ovidio, e si considera molestia anche un “gentile complimento”. Agnello Hornby contesta i fatti: la denuncia degli abusi oltre i termini di legge (e sotto l’ombrello degli “avvocati a percentuale” no?), contro il “sacrosanto principio” del giusto processo, e l'unilateralità della questione abusi, che vuole la donna nel ruolo di vittima e l’uomo in quella di carnefice, mentre “la realtà dimostra che le cose non stanno affatto così”. Questo per dire che tutto il numero è da gustare.
L’ultima ondata di questione morale è soprattutto femminile, e due donne di peso, nella cultura e nella società, tentano di rimediare, Simonetta Agnello Hornby, una scrittrice che è stata giudice (a Londra), e Eva Cantarella, che dello studio della femminilità e della sessualità nel’evo antico è la massima autorità. Cantarella ricorda che la giustizia si basa sule prove e non sui sentimenti, e deplora che nelle università americane si prova a censurare perfino Ovidio, e si considera molestia anche un “gentile complimento”. Agnello Hornby contesta i fatti: la denuncia degli abusi oltre i termini di legge (e sotto l’ombrello degli “avvocati a percentuale” no?), contro il “sacrosanto principio” del giusto processo, e l'unilateralità della questione abusi, che vuole la donna nel ruolo di vittima e l’uomo in quella di carnefice, mentre “la realtà dimostra che le cose non stanno affatto così”. Questo per dire che tutto il numero è da gustare.
“Micromega” 6\2018, Contro il politicamente corretto, pp.
268 € 15
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