giovedì 27 settembre 2018

Guerra al politicamente corretto, da sinistra

Un evento¨il progressismo si fa reazionario – approdando ai non c’è salvezza, non c’è più religione, il capitale non basta più, bisogna intaccare il capitale…? Ma ne va della sopravvivenza dell’uomo. Del maschio. Che è un essere umano anche lui. L’ondata di femminismo glamour ha fatto irritare la “sinistra illuminista” per la quale “Micromega” la rivista combatte. Che mette sotto esame (accusa) una lunga lista di totem: “#metoo, islamofobia, braghettoni, femminismi, multiculturalismo, LGBTQI, classici al rogo, fatwa, autocensure, clericalismo, sessuofobia”, così li denuncia in copertina, coi punti di sospensione finale, intendendo che non sono tutti.
Un caso di malumore? Non è un episodio, non isolato. Viene dopo il “Politicamente corretto”, la critica di Jonathan Friedman, o del conformismo come regime, morale e intellettuale. “La riscoperta ‘progressista’ della censura” e “le sontuosità beghine della sessuofobia” hanno fatto arrabbiare Paolo Flores d’Arcais. Come se la comunità di “Micromega” non c’entrasse nulla, in questo conformismo: la sinistra, benché illuminista, segue troppo i media americani, troppo passivamente, le loro politiche commerciali dell’informazione. Ma il direttore di “Micromega” ha trovato molti altri con lui egualmente arrabbiati: una ventina di contributi, in prevalenza femminili, attaccano molti aspetti del politicamente corretto che sommergono gli Stati Uniti – o non fanno finta di sommergere gli Stati Uniti, dato che poi votano Trump, o in alternativa Hillary Clinton, la candidata col più ricco, di gran lunga, fondo elettorale di una elezione?
Dietro una copertina che inalbera l’“origine del mondo” fronzuta di Courbet, la sinistra scopre che il moralismo è di destra: è  impositivo, e si vuole incontestato. Nel nome della purezza. La “sinistra illuminista” che “Micromega” propone ne è sconcertata. Come se avesse perduto il senso della realtà – l’ha perduto. Il “politicamente corretto” è come i “diritti umani” e come la “globalizzazione”, una politica e non un dover essere, imperiale.
L’ultima ondata di questione morale è soprattutto femminile, e due donne di peso, nella cultura e nella società, tentano di rimediare, Simonetta Agnello Hornby, una scrittrice che è stata giudice (a Londra), e Eva Cantarella, che dello studio della femminilità e della sessualità nel’evo antico è la massima autorità. Cantarella ricorda che la giustizia si basa sule prove e non sui sentimenti, e deplora che nelle università americane si prova a censurare perfino Ovidio, e si considera molestia anche un “gentile complimento”. Agnello Hornby contesta i fatti: la denuncia degli abusi oltre i termini di legge (e sotto l’ombrello degli “avvocati a percentuale” no?), contro il “sacrosanto principio” del giusto processo, e l'unilateralità della questione abusi, che vuole la donna nel ruolo di vittima e l’uomo in quella di carnefice, mentre “la realtà dimostra che le cose non stanno affatto così”. Questo per dire che tutto il numero è da gustare.
“Micromega” 6\2018, Contro il politicamente corretto, pp. 268 € 15

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