venerdì 21 settembre 2018

Il triolismo per finirla, col porno e non solo


Ph. Roth prova l’amore con una lesbica. Completo di triolismo. Con corredo di abusi paterni sulla figlioletta – l’amore con la lesbica ne è un’estensione, una sorta di figlioccia, vista nascere e allattare, figlia di amici di gioventù.
Un racconto in tre atti. “L’umiliazione” non rende bene il titolo originale, “The Humbling”, che è più attivo che passivo, un farsi piccolo. Di un attore famoso e bello colpito dal trac. Abbandonato dalla moglie e tentato dal suicidio, si ricovera in clinica psichiatrica, dove è troppo scaltro per le terapie. L’amore della lesbica segue. Ma non cambia il finale.  
Ph. Roth completa il suo racconto pornosoft delle forme contemporanee dell’erotismo, la sua cifra d’autore. Più esplicito del tentativo di Moravia qualche decennio prima, ma meno consistente: procede come un cronista giallo-rosa. Personaggi e situazioni evaporano come quelli del Prospero di Shakespeare che l’attore col trac evoca, che “si sciolgono in aria, in aria sottile”.
Nella “rothiana” questo “Umiliazione” assume anche un configurazione malinconica. È l’ultimo, o il penultimo, dei suoi racconti, prima della scelta del silenzio.
Philip Roth, L’umiliazione, Einaudi, Libraccio, p. 115 € 4,75

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