Ripresa dello studio che
Cioran premise a una antologia degli scritti di Joseph De Maistre nel 1957. Una
curiosa inversione d’interessi per uno scrittore che già si era dichiarato
estraneo all’idea di Dio, “Saggio di decomposizione”, 1949: “Sogno un universo
immune da intossicazioni celesti, un universo senza croce né fede”. Studiare e
proporre un pensatore tutto Dio e fede. Sarà successo a lui come già a
Baudelaire, rivoluzionario conservatore, che nel “Mio cuore messo a nudo” trova
che J. De Maistre “insegna a pensare” – Calasso, “La folie Baudelaire”, potrà
dire ce il “Mio cuore” è “il più importante supplemento a Joseph de Maistre”. O
la forma orgogliosamente reazionaria del suo pensiero risorge, anche nel senso
politico della cosa. Reazionario è un termine politico, J. De Maistre lo era
politicamente - “Il papa”, tra le tante sue, è un’opera volutamente reazinaria,
Cioran dice che il papa romano lo accolse impaurito. Ma non è una novità
assoluta, l’apostolo della Restaurazione è già stato ultimamente sdoganato da
Mario Tronti , quello di “Operai e capital” – “Il nano e il manichino”.
Ma al di fuori del fatto,
degli atti, delle figure del potere, J. De Maistre ha intuizioni solide, apre
percorsi. Animatore, in epoca rivoluzionaria, tra tardo Settecento e primo
Ottocento, a suo modo dell’anticonformismo, anche nei confronti della Restaurazione
decisa al Congresso di Vienna.
Un libro di Cioran, ma di
fatto una rilettura, per interposto Cioran, di J. De Maistre. Critico radicale
del naturalismo superficiale, di Rousseau:
“Dello stato di natura”, o della natura come utopia reazionaria. “Se c’è un termine di cui si è abusato, è quello di
natura”. Rousseau dispiega la sua felice (rigorosa) misantropia, da “filosofo
che spregia i filosofi”. Mentre “non c’è che violenza nell’universo”, spiega in
altra opera, le “Considérations sur la France”, un’anticipazione di Hitler e il
male assoluto. Con Rousseau bisogna invece addebitarlo a questo e a quello,
alla religione, sia romana che wittemberghiana, ai barbari, all’impero romano,
e magari pure alla natura, ma solo a quella dei tedeschi. La natura sarà pure
superiore, dice de Maistre, ma solo quella dell’Atlantide di Platone, non
quella dei cannibali di Montaigne: di questa natura il selvaggio è piuttosto la
bestia da preda. La storia nasce dalla politica, spiega: “La storia è la
politica sperimentale; è la migliore o piuttosto la sola buona”.
L’obiezione di de
Maistre a Rousseau è semplice: l'uomo è attivo e perfettibile, un essere
sociale. La partita giocando a ruoli rovesciati: l’antillumimista adotta la
ragione, che Rousseau chiama invece “i lumi funesti dell’uomo civile”. Più che
il rovesciamento, a de Maistre piace spiegare che il “filosofo” Rousseau
procede in realtà “a casaccio”, come egli stesso dice in nota.
Le innumerevoli sciocchezze che Rousseau ha collazionato nel “Discorso” sono indiscutibili. Ma ancora piacciono - mentre di J. de Maistre non si parla se non come di un rinsecchito reazionario, lui sì misantropo e non lo spregiatore Rousseau. Rousseau piace, si dice, perché è ottimo scrittore e anzi poeta. E lo è, ma a leggerlo passo passo con de Maistre è solo ridicolo. Del resto, anche J. de Maistre è fine, vivace, e apodittico. Come Rousseau. Se non che Rousseau ha la forza dell’utopia. Di un’utopia – in questo caso della natura – che per i molti è il solo senso della vita, la rinuncia a sapere.
Le innumerevoli sciocchezze che Rousseau ha collazionato nel “Discorso” sono indiscutibili. Ma ancora piacciono - mentre di J. de Maistre non si parla se non come di un rinsecchito reazionario, lui sì misantropo e non lo spregiatore Rousseau. Rousseau piace, si dice, perché è ottimo scrittore e anzi poeta. E lo è, ma a leggerlo passo passo con de Maistre è solo ridicolo. Del resto, anche J. de Maistre è fine, vivace, e apodittico. Come Rousseau. Se non che Rousseau ha la forza dell’utopia. Di un’utopia – in questo caso della natura – che per i molti è il solo senso della vita, la rinuncia a sapere.
Molto devoto,
alla Provvidenza, alla Chiesa, e molto massone, il capofila della pubblicistica
antirivoluzionaria rimase sempre un intellettuale. Uno isolato cioè, si capisce
l’interesse di Cioran, che pure è agli antipodi del suo personaggio, uomo di
corte: lo trattarono freddamente tutti i capi reazionari che si provò a
omaggiare, Alessandro I, Pio VII, i vari re di Sardegna suoi sovrani, e Luigi
XVIII, come già Napoleone. Un caso, si noti en
passant, che potrebbe risolvere
l’annoso problema del perché la destra non ha una cultura: la soluzione è che
la destra è monocratica (carismatica, unitaria, totalitaria, servile) e perciò
rifiuta la cultura politica, nega alla radice, d’istinto, che ce ne sia una.
Teorico della sovranità: “sovranità” e “infallibilità” vuole “perfettamente sinonimi. Ma dobbiamo espiare, “a questo scopo il prezzo più potnte è il sacrificio”, spiega a margine delle “Serate di Pietroburgo”, dov’era ambasciatore del re di Sardegna, o “Conversazioni sul governo temporale della Provvidenza”, anticipando René Girard. Con un utile richiamo alle proprietà “sacrificali” della crudeltà. Molto Manzoni anche è in J. de Maistre. E il “pensiero debole”, nella polemica di Ferraris, “Manifesto del nuovo realismo”: il “pensiero debole” riconduce a J. de Maistre, alla “polemica cattolica contro gli esprits forts” – ma il realismo, la Realpolitik, non è l’essenza della reazione?
Teorico della sovranità: “sovranità” e “infallibilità” vuole “perfettamente sinonimi. Ma dobbiamo espiare, “a questo scopo il prezzo più potnte è il sacrificio”, spiega a margine delle “Serate di Pietroburgo”, dov’era ambasciatore del re di Sardegna, o “Conversazioni sul governo temporale della Provvidenza”, anticipando René Girard. Con un utile richiamo alle proprietà “sacrificali” della crudeltà. Molto Manzoni anche è in J. de Maistre. E il “pensiero debole”, nella polemica di Ferraris, “Manifesto del nuovo realismo”: il “pensiero debole” riconduce a J. de Maistre, alla “polemica cattolica contro gli esprits forts” – ma il realismo, la Realpolitik, non è l’essenza della reazione?
Curato da Riccardo De
Benedetti, ottimo francesista, del lato cosiddetto “oscuro” (Céline, Blanchot, Caillois, Girard) o
“maledetto”.
Emil M. Cioran, Saggio sul pensiero reazionario., A
proposito di Joseph De Maistre, Medusa, pp. 116 € 13
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