martedì 18 settembre 2018

L'Asia alla Russia


Turchia, Siria, Iran, Cina, playmaker di mezza Asia è diventata la Russia. La Turchia di Edogan ci trova l’unica sponda. Col beneficio di un quasi protettorato sulla regione siriana di Idlib. La Siria non può farne a meno, tanto più se, come sembra, resterà in mano a Assad. Dell’Iran degli ayatollah la Russia è rimasta l’unico grande sponsor internazionale. Con la Cina la cogestione obbligata della nuova Via della seta, per la parte terrestre, si arricchisce di investimenti e interventi finanziari – niente al paragone con gli interessi cinesi in Occidente, ma è un inizio.
È anche per questo, probabilmente, per l’interscambio con la parte non occidentale del mondo, che la Russia, che dovrebbe essere in ginocchio dopo un quinquennio di sanzioni, sopravvive e anzi prospera.
Non c’è la Russia invece nelle aree problematiche, Afghanistan e Iraq. Un tentativo di intromettersi in Libia e nel conflitto arabo-israeliano prendendo contatti con l’Arabia Saudita è stato presto abbandonato - la liquidazione dei Palestinesi da parte degli Usa spalancherà un’altra prateria?
Putin va sul sicuro. In aree di influenza occidentale che l’Occidente trascura. Gli Stati Uniti per conto dell’Occidente, l’Europa non conta. Nessuna inziativa in Medio Oriente né in Asia, se non antagonista. Singolarmente aggrappati a una confrontation con la Russia sul tipo della guerra fredda, con spie e controspie.  Di cui è emblema il Russiagate, un romanzo di Le Carré – che forse c’è stato ma non si prova, e comunque sarebbe una risposta allo spionaggio elettronico americano rivelato da Snowden, proprio come nei vecchi romanzi di spionaggio.

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