Niente di diverso dagli
esercizi già noti, su cui si cimentano i giornali. Senza effetto. Perché è come
dire: alimentiamo la sfiducia. Se l’euro è intoccabile. “Un paese come
l’Italia” non riesce a riprendersi dalla crisi del 2007. Non c’è lavoro, non c’è reddito. E rischia
l’uscita dalle economie più ricche. Perché l’Italia fa parte dell’euro mentre
forse non dovrebbe. Non alle condizioni che le sono state imposte – imposte è la
parola giusta.
L’impoverimento è una brutta
cosa. Ma niente, il pensiero liberale non se ne preoccupa, e nemmeno se ne
occupa. Non in Italia – in America sì, in Inghilterra, nella stessa Germania,
che pure tanto ne beneficia. È la debolezza dell’euroismo, considerarsi vangelo.
Forse era meglio analizzare
vizi e virtù dell’euro in questi quindici o sedici anni. E vedere se e come
rattopparlo. L’euro come una prigione. È nato male e funziona peggio, ma non ci
si salva.
L’Italia che non si riprende
dalla crisi del 2007 non è colpa dell’euro, spiega Veronica De Romanis nel capitolo
forse più contestabile. Come no? L’Italia è, è stata, una grande Grecia – non
una Magna Grecia, come i greci, antichi e moderni, pensano alI'talia, ma un caso
Grecia gonfiato. Dalla Bce di Trichet e Draghi, e da un governo Merkel che, con
la lesina del “troppo poco troppo tardi”, però non ha risparmiato energie per
indebolire l’Italia sui mercati, con parole, opere e omissioni.
Aderire ai fatti, per un istituto
liberale, si penserebbe decisivo. L’Italia deve restare nell’euro, ha sbagliato
e deve pagare? Diciamolo. Ma chi deve pagare?
Il fideismo non funziona in economia.
Il fideismo non funziona in economia.
Carlo Stagnaro, (a cura di), Cosa succede se usciamo dall’euro, Ibl
Libri, pp. 140… € 16
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