Un polpettone, molto venduto
in originale tedesco – Menasse è austriaco. Del solito “europeista convinto”
che Bruxelles non sa se ridere o
piangere. Una serie di racconti satirici sulla burocrazia europea, legati da
una trama sottile romanzesca: la solita celebrazione di Auschwitz, trovata di
una dirigente a caccia di riconferma, inciampa in un’Europa che non vuole
sentirne più, per opposti motivi, non antisemita ma in tutt’altro affaccendata.
Come dire: l’Europa non è neanche antisemita, non è.
Il presupposto è giusto: il sovranismo (populismo) è la reazione a un mercantilismo che è da tempo il modo di essere della Ue. Ma si ride poco - molto più
incisivo, per dire, in tedesco, il breviario di Enzensberger, “Il mostro buono
di Bruxelles”. E se si legge rapidamente non si perde nulla, il “mostro” è
sempre ugiuale. Manca poi sempre, anche in questi pamphlets europeisti anti-Bruxelles, l’essenziale: una Unione alla
mercé delle lobbies, e degli
interessi politici dominanti, cioè germanici. Di cui ci sarebbe molto da fare
la satira, ma non si fa.
Robert Menasse, La Capitale, Sellerio, pp.445 € 16
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