Un film neo realista. Lungo. A
colori. In Giappone. Siamo nel 2018, ma di fatto in un mondo senza tempo –
anche l’abbigliamento è atemporale. Non fosse per le facce uno si penserebbe in
un film di Rossellini-De Sica-Zavattini, in una favola della povertà – e si
spiegherebbe il premio a Cannes, la Francia ancora ci invidia il neo realismo.
Per il regista Kore’eda è il
quarto volet di una ricerca sulla famiglia,
cui ha già dedicato tre film, di cui uno proiettato anche in Italia, “Ritratto
di famiglia con tempesta” – gli altri due sono “Little Sister” e “Father and Son”.
La famiglia è dunque il suo campo narrativo. Qui una famiglia di taccheggiatori
(“Shoplifters” è il titolo americano, “Un affare di famiglia” per il pubblico
europeo), con momenti caldi e umani, come in tutte le famiglie. Ci sono anche i
bambini, lo sguardo innocente sulle piccole brutture quotidiane.
Hirokazu Kore’eda, Un affare di famiglia
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