domenica 16 settembre 2018

Ombre - 432


“Ecco perché hanno pure il telefonino”, Saviano spiega sull’“Espresso”: “Per i trafficanti è fondamentale far parlare i migranti con le famiglie. E li torturano in diretta per far arrivare i soldi”. Per money transfer? Nel deserto?
Ma gli immigrati non sono per ridere.

Il racconto di un impegno, contro Salvini e per gli infelici migranti raccolti dalle ong, di Sandro Veronesi oggi su “La Lettura”, “Con gli dei del mare c’è Beckett”, è alla lettura un’autocaricatura, anche feroce.  Sempre l’intellettuale che gira attorno al fatto. Uno dei cani del racconto di Veronesi.
I cani però non parlano – abbaiano, ma quello potrebbe essere un canto, irrelato. Conoscere il fatto no? Magari con un viaggio in Africa, ce n’è che costano poco. Fa caldo ma non sempre, e poi c’è l’aria condizionata.

“Inter battuto in casa dal Parma” – “la Repubblica”. Transgender nel calcio anche le squadre?

Si fa scandalo anche della fede in musica cantata e ballata al Metropolitan, il museo di New York, voluta dal cardinale Ravasi, uno pure molto “francescano”: troppe attrici e cantanti con le tette, la Cappella  Sistina (coro) è stata pagata poco, eccetera, i ragazzi della Cappella si sono lamentati. Papa Francesco non capisce che lo scandalo non è evangelico, è fatto solo per metterlo in ridicolo, lui e la sua chiesa.

Ragazzi che non si lamentano? Genitori che non protestano? Ma il papa ha mai diretto un coro, o ne ha fatto parte? Bisogna educare i papi alla vita di gruppo.

Vincono le primarie Usa del partito Democratico i candidati-candidate che “scoprono qualcosa che Trump sa da tempo”, è la conclusione, sconclusionata, del ferventissimo anti-Trump “New Yorker”: “Comunicare direttamente con la gente ha la precedenza su qualsiasi cosa riportino i giornali”. E mo’ lo scoprono? Ma senza effetto – l’unica ragione di vita del “New Yorker” da un paio d’anni è di combattere Trump.

Non passa settimana che il presidente della Confindustria non bacchetti il governo: il deficit, il reddito di cittadinanza, il “decreto dignità”, la stessa riduzione fiscale. Una Confindustria all’opposizione era da vedere. Sarà come sostiene il politologo Pombeni, “Il Mulino”, che l’opposizione è ora di élites: “alta burocrazia”, “qualche potere economico”, “qualche ‘tecnico’ prestato al governo”, “qualche centro decisionale internazionale. Non contano i media, che unanimi sono all’opposizione: come se si sbracciassero in piscina non sapendo nuotare.  

La superstrada Pontina a Roma, Roma-Latina, la più intasata, a tutte le ore, e malandata d’Italia, necessita di un uplifting ad autostrada. Ma non si può fare: ogni appalto viene contestato al Tar, che prende tempo e poi “cancellicchia” il bando. “Non si può fare un appalto pubblico” è la conclusione del presidente della Regione Lazio Zingaretti, meglio fare le opere in concessione. La “legalità” come strumento del malaffare era del Settecento, una delle cause della rivoluzione. I giudici non sono mai autocritici: è un difetto della funzione?

Zingaretti, candidato segretario del Pd, non si propone di cambiare le leggi sugli appalti, evidentemente impraticabili, ma di bypassarle. Non c’è più critico delle disfunzionalità della politica che i politici.

La Pontina, e la Reatina, la Salaria parallela, erano progetti quindici anni fa della Regione Lazio di Storace, allora dell’ex Msi-Fronte Nazionale, prima dell’infausto Marrazzo. Progetti solamente necessari ma avversatissimi dal Pci-Pds-Ds poi Pd. Il declino parte da lontano.

Si moltiplicano i convegni internazionali a Roma in cui il rettore della Sapienza Gaudio parla un perfetto inglese, a braccio – parla inglese come l’italiano, con la cadenza calabrese, ma chiaro, fluente e senza errori. Convegni diversi, interventi sempre mirati. Con assessori della Regione Lazio che parlano inglese, e in tema, anche senza cadenza. E viene in mente Renzi, che invece di parlare con Hollande e Merkel in italiano,com’è il diritto di un presidente del consiglio, si produceva in un inglese smozzicato e demenziale. Un presuntuoso? Il presuntuoso è stupido?

Senza vergogna la giustizia sportiva. Senza regole, di cordate e gruppi di potere. Che dice oggi una cosa e subito dopo il contrario. Punisce chi vuole e quando vuole, mentre assolve anche reati più gravi. È forse l’indice più vero dell’Italia, e della giustizia in Italia: non si nasconde.

Nel 2006, al tempo della condanna-farsa della Juvents, la giustizia sportiva si muoveva sul supporto dell’inchiesta farlocca dei giudici napoletani Narducci e Beatrice, nell’interesse degli altri grandi club – era comandata dal Milan di Berlusconi e Galliani, che per molto peggio della Juventus (i pranzi settimanali con l’arbitro Collina) ebbe pene miti, nel mentre che favoriva l’altro club milanese, l’Inter. Ora siamo al livello “signora mia”, come in politica. La “giustizia sportiva” come specchio dell’Italia? Le aderisce perfettamente.

Crollo di iscritti ai sindacati, specie alla Cgil. Ma non se ne fa uno storione, non si sentono pareri, non si propongono reazioni. Solo sui giornali del gruppo Riffeser, che sono di destra.
Non c’è censura, il sindacato non conta nulla – il Pd meno del sindacato. Ma l’autocensura è sempre forte a sinistra.

La direttiva Bolkestein, che liberalizzava i servizi, mirava in realtà a favorire la grande distribuzione, annientando i piccoli e i medi-piccoli. Dal commercio ora si vuole estendere alle concessioni. Che invece si prendono come bene inerte, sul quale fare investimenti. Qui non si riesce a capire dov’è la logica Bolkestein. Ma forse, dopo aver favorito la grande distribuzione, non voleva avere altra logica.

Si agita ancora Bolkestein in Italia come vessillo liberalizzatore, da caste, riserve, privilegi. Mentre altrove, passato l’effetto grande distribuzione livellatrice, è stata circoscritta con leggi settoriali nazionali. In Italia è diverso per servilismo? Per stupidità?

L’Italia si adegua alla Ue in fatto di armi detenibili a casa. Un arsenale. Meno i cannoni, si può detenere di tutto, in gran numero. Liberalizzare in Europa è fare vendere, i monopoli – quelli che si pagano a Bruxelles munifiche lobbies.

Un barbone fruga nei cassonetti. Una donna lo riprende e posta la foto. I carabinieri vedono la foto e denunciano il barbone: furto e violenza alle cose, essendosi “appropriato di oggetti esporti alla pubblica fede” . Non è una barzelletta sui Carabinieri. Non solo, “uno dei cassonetti della raccolta differenziata risulta rovinato”.  Ma non hanno altro da fare? I Carabinieri, a Rimini, non il barbone.

Succede nelle Autostrade quello che è successo nelle ferrovie britanniche dopo la privatizzazione di Margaret Thatcher: che i gestori privati sfruttarono al massimo le strutture ereditate, per profitti, accumulare, con tariffe di favore, senza ammodernare la rete, e gli incidenti si moltiplicarono. Grazie anche ai mancati controlli dell’Autorità di vigilanza. .

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