Le indipendenze africane
hanno evoluto in altro senso. Per molti aspetti una marcia indietro. Fra regimi
eterni, corruzione, eccidi e guerre in contino,
sperperi di ogni tipo, dagli armamenti ai diamante e ai dollari in
Svizzera. Non una proposta, un progetto, una idea o una personalità trainanti - Mandela è solo un ricordo, di una vergogna europea. E un un terzo dell’Africa non ha la luce. Cioè nessuna possibilità di
migliorare la produzione e il modo di vita. Si sopravvive bruciando pezzi di
foresta. Per catturare gli animali, da salare per la cattiva stagione, e per
avere terra grassa da sfruttare per un paio d’anni per i tuberi commestibili.
L’economia dell’età del ferro, mettere in produzione un appezzamento per
qualche anno, finché non insterilisce, per poi passare a un appezzamento
contiguo.
L’Eni fa bene a proporre “un piano per l’Africa” – chi non ne ha uno? Ma senza l’Africa? Il problema dell’Africa è l’Africa, le dipendenze non ci sono più, che fondavano la vecchia critica: né politiche né economiche - i termini di scambio sono molto migliorati, da decenni, specie per le materie prime, agricole e minerarie.
L’Eni fa bene a proporre “un piano per l’Africa” – chi non ne ha uno? Ma senza l’Africa? Il problema dell’Africa è l’Africa, le dipendenze non ci sono più, che fondavano la vecchia critica: né politiche né economiche - i termini di scambio sono molto migliorati, da decenni, specie per le materie prime, agricole e minerarie.
Fondazione Eni Enrico Mattei,
Energy in Africa. Challenges and
opportunities, free online
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