Benjamin – Mario Tronti, “Il nano e il manichino”, lo propone come un
marcionita moderno. Intendendo Marcione come colui che “inventò” la gnosi.
Mentre non la inventò. Ma negò il Vecchio Testamento, e questo sicuramente non
è Benjamin, in nessuna forma, né innata, di linguaggio, mentalità, vocabolario
mentale, eccetera, né di programma.
Bovary -
“Madame Bovary sono io” di Flaubert indica la debolezza – del genere femminile?
È probabile in Flaubert. L’aspetto di sé solitario, scontento, irresoluto. Ma
partecipato: compatito, cioè assolto, se non rivendicato. L’essere si conforma
col non-essere, di fatto e anche nell’intenzione. La personalità è sempre
ambigua. Tra i generi, come usava dire-pensare un tempo, ma anche come forma
(eseercizio) e mezzo di sopravvivenza. In potenza e in atto.
Dio – È il corpo.
L’anima nel corpo, un miracolo vivente.
Dio
è nuovamente in catalogo, dopo essere stato espulso per un paio di decenni. Da Dawkins
a Odifreddi e Augias. Ora vanno filosofi e complottisti che ci girano attorno,
da Dan Brown a Vito Mancuso, “Io e Dio”, e Sergio Givone, “Quant’è vero Dio”.
Si spiega come fenomeno editoriale, il gioco di la bascula tra una cosa e il
suo opposto, una volta si vende una verità, la volta dopo se ne vende
l’opposto. Non criticabile: i libri sono un cibo, non bisogna eccedere neanche
con quelli graditi. Ma forse c’è di più, l’inconsistenza è totale, non ci sono
pilastri alternativi e neppure pertiche, la modernizzazione non ne fornisce. La
freccia del progresso, sia esso invece che tortuoso o stagnante, ha radici,
viene d a un fondo. “Il sacro è andato perduto con il senso del miracolo”, dice
Givone, del corpo, del miracolo del corpo.
Che
c’entra Dio con il corpo? Il miracolo è il corpo, finché la genetica non l’avrà
dissolto, magari in un’industria di pezzi di ricambio.
Fanciullezza – Termine desueto, di un
mondo che non c’è più? Perduto nella “cura”genitoriale e sociale (assistenza
sociale, tribunali dei minori). Quella che S. de Beauvoir dice in un passo di
“Per una morale dell’ambiguità”, “l’affermazione vivente della trascendenza
umana”. Nel fanciullo identificando “uno sguardo in agguato, una mano
avida che si protende verso il mondo, speranza, progetto”.
Il
fanciullo è viziato e iperprotetto, senza dialogo, o allora come
con un pet, e sommerso dalle cose, che sarebbero i segni
dell’affetto. Non più libero, non improvvisatore, malandrino, furbo, inventivo.
S.de Beauvoir aveva il pensiero
della fanciullezza libera e liberatoria in Algeria negli anni 1950, benché sommersa
dai coloni. Nella “rassegnazione sordida” del sistema coloniale trovando
bambini “che giocavano e sorridevano”, ci vede “un avvenire d’uomo”: “Il loro
sorriso denunciava la menzogna degli oppressori” – “tutti i regimi
d’oppressione si rafforzano con l’avvilimento degli oppressi” -: “Era
invocazione e promessa, proiettava di fronte al fanciullo un avvenire; un avvenire
d’uomo”.
Quaderni neri – Una lettera di Taubes a Arwin Mohler meglio di
tutto inquadra i “Quaderni neri” – lo scandalo pretestuoso che oggi se ne fa,
bella scoperta: “«Ex captivitate salus»”, il dialogo postbellico – non
risarcitorio: niente scuse – tra Schmitt e Heidegger sulle rispettive colpe, è
“un resoconto sconvolgente di come i due abbiano accolto con soddisfazione la
«rivoluzione» nazionalsocialista, che addirittura vi abbiano «preso parte»” –
abbiano potuto, con tutta la loro sapienza, di pensatori profondi e uomini
adulti. E ancora: “Se solo M.H., una volta che il discorso da rettore del 1933
è rimasto davanti agli occhi di tutti, oltre a qualche altra cosa (….),
avesse avuto il coraggio di giudicare se stesso allo stesso modo, avrebbe
indicato alla gioventù tedesca in cerca di orientamento una via migliore
del Feldweg, il sentiero di campagna”, la ritirata.
Resurrezione - La resurrezione della carne è venuta prima,
tra gli stessi padri del cristianesimo, dell’immortalità dell’anima, tardo
recupero platonico. È l’Eterno Ritorno. Che è detto mito e non lo è: è il corpo
che non vuole morire. Proprio il corpo, rimasto alla meccanica e destinato per
questo a morire, per usura o disfunzione. Il corpo informe anche quando è
bello, “gettato lì” direbbe Heidegger, alla rinfusa, interiora, vene, pelle, le
stesse ossa e i muscoli che poi si organizzano e lo tengono in piedi, ha
volontà coriacea. Sempre in Russia, prima della rivoluzione ma in ambito già
materialista, il filosofo F.N. Fëdorov ne progettò la ricostituzione, in quello
che Majakovskij chiamerà l’Istituto delle
resurrezioni.
Rinascita – L’uomo è sempre, direbbe Heidegger, “infinitamente più di ciò
che sarebbe se lo si riducesse a ciò che è”.
Storia – È fede? È l’esito cui convenne
l’epurando Carl Schmitt di “Ex capti vitate salus”, la salvezza dalla cattività
– dopo aver fatto ammenda sulla dialettica Amico\Nemico: “Il nemioco èla figura
del nostro stesso problema”. Sostiene poi Schmitt, in
contesa-intesa con JakobTaubes sul concetto nuovo del tempo e della storia che
si apre con il cristianesimo in quanto escatologia: “Il regno cristiano è ciò
che arresta (kat-echon) l’Anticristo”. Si cambia il mondo con giudizio:
“Per un cristiano delle origini la storia è il kat-echon, la
fede in qualcosa che arresti la fine del mondo”. Spiegava Taubes: “Solo
attraverso l’esperienza della fine della storia la storia è diventata una
«strada a senso unico», quale si rappresenta la storia occidentale”. Non un
buon esito?
“In
divergente accordo” col decisionista Schmitt, Taubes apprezzava il giurista
perché “apocalittico antiapocalittico”. Individuandone con semplicità, sotto le
interminabili discussioni, il punto debole della tesi basica Amico\Nemico: “Se
non si ammette che tra gli uomini la guerra poi porta alla pace, essa diventerà
sempre più violenta, brutale, sfrenata”. La storia è subito finita.
La
seconda guerra mondiale dopo la prima ne era stata un tentativo.
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