Amore-morte - “Estro
del tempo, l’arbitro totale,\ dispone amore, non morte, degli amici”, si
direbbe dei poeti. Ma è un lapsus: Auden, distratto forse dal “tempio”, le
colonne dei coatti di Amburgo, voleva dire “nemici”. Il Tempo cancella estroso
l’odio, fra i belligeranti, fra gli amanti. E invece ha detto amici.
Correttamente sarebbe allora da dire, con la grammatica e non solo: “Dispone
morte, non amore, degli amici”. L’equivalenza amore-morte, giochetto
enigmistico, sostituendosi una a con una t, da tempo serpeggia fra i poeti, con
complotto e senza. Ma applicata agli amici, ai compagni, è una rarità. La morte
era pulsione fascista, da SS, da Tercio.
Discussione
–
Implica una comunione, di linguaggio, e anche di consenso: si discute con chi
si è d’accordo. Se non sulla questione specifica, sui criteri di discussione.
Oltre che sul significato delle parole, i gesti, le cause – la comunicazione. Era
questi il precetto di Leopardi: per discutere bisogna condividere, gli interessi,
il linguaggio, e i valori, o principi.
Emigrazione
–
È una cesura, sempre, anche quando i fili non fossero recisi. “Amo S. Stefano
alla follia”, scriveva Cesare Pavese nel diario poco prima della morte,
scriveva del suo paese natio, Santo Stefano Belbo, “ma perché vengo da molto
lontano”. Da tutt’altro mondo, esperienza di vita. Si continuerà a coltivare la memoria, ma di
sé infanti, più che del luogo o della sua gente. Nel quale l’emigrato non ha
più nessun ruolo, e non potrebbe averlo anche se gliene offrissero l’opportunità.
È escisso da quel corpo, per quanto vi si possa identificare.
Esilio
–
Acumina (nostalgia) e consolida (memoria) l’appartenenza. Dante, condannato all’esilio
per venti anni di fila, e anzi morto in esilio, è “il” fiorentino per eccellenza.
Raramente produce un rifiuto, una
negazione.
Fondamentalismo – È laico più
che religioso, di una ragione “inconcussa”,
indiscutibile – il principio del fundamentum
inconcussum in base al quale strutturare la realtà, ogni realtà, di per sé
quindi ontologizzata. Antiseri ne fa l’elenco, di questa ontologie laiche o
atee, “razionali” (“Cristiano perché relativista, relativista perché
cristiano”). Sono state numerose: “Essenze, entelechie e sostanze nel pensiero antico e medievale; i principi
autoevidenti della tradizione razionalistica; le sensazioni degli empiristi; le
idee chiare e distinte dei cartesiani;
le categorie kantiane intese come strutture stabili della mente umana; la
‘materia’ o, alternativamente, lo ‘spirito’; il ‘fatto’ dei positivisti (o di molti positivisti); la ‘natura umana’
dei giusnaturalisti; le ferree ed ineluttabili leggi della storia umana nella
sua totalità (leggi che molti filosofi della storia hanno garantito di avere
scoperto); la struttura economica dei marxisti; il principio di verificazione
dei neopositivisti”. Sono tutti esempi, conclude, e non sono tutti, “di quel fundamentum inconcussum di cui la ragione forte (o giustificazionista,
o fondazionista, o fondamentalistica, cioè metafisica) è andata senza sosta alla
ricerca”. E senza esito.
Non c’è Nietzsche nell’elenco. Resta
Nietzsche. Che però è probabilmente il più religioso di tutti - come poi il suo
epigono Heidegger. Nel senso che oggi vuole la chiesa cattolica: ebraico-cristiano,
di un patto tra Dio e l’uomo.
Natura – “Natura
non vincitur nisi perendo”, il principio della salvezza è sempre quello di
Bacone: della natura non si viene a capo se non assecondandola. Ma non
ci sono statistiche dei turisti dispersi, per esempio in Africa, o nei posti
dove la “natura” “domina” “incontaminata”.
La nuova scienza della protezione della
natura va calibrata. L’evoluzione dell’uomo è unica perché è mentale. Gli altri
esseri si difendono e migliorano specializzando il fisico. È così che l’alano è
un cane come il chiwawa, ma bisogna saperlo. L’uomo evolve – si identifica –
attraverso le proprie estensioni, la tecnica e la società - beh, ma questo non si
sa?
Solitudine – La rete la
allevia o la aggrava, i social? Connessi e isolati è tema di più di una ricerca:
la connessione isola, se non altro per il tempo che assorbe, e in un corpo a
corpo senza in realtà un dialogo. Particolarmente attivo nella fase di crescita,
tra i teen-ager. In una fascia d’età, l’adolescenza, in cui i social si
combinano al rifiuto del mondo. Di fatto sono un passatempo, come i cruciverba,
e i solitari. A tutte le età.
Storia – Prospera
nella soddisfazione – fa tutti contenti. Lo scopre indirettamente, parlando di
sé giovane a Leningrado, nell’Unione Sovietica, il poeta russo-americano
Brodskij, “Meno di uno”, (in “Fuga da
Bisanzio”): “C’è più soddisfazione a guardare indietro che avanti”. Poiché da
qualche parte bisogna guardare. “Il domani è meno attraente dell’ieri. Per una
ragione o per l’altra il passato non irradia l’immensa monotonia che il futuro
promette” – il futuro è vago: “Di futuro ce n’è tanto. E a causa della sua
abbondanza è propaganda. Come l’erba”.
zeulig@antiit.eu
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