lunedì 17 settembre 2018

Secondi pensieri - 360

zeulig


Amore-morte - “Estro del tempo, l’arbitro totale,\ dispone amore, non morte, degli amici”, si direbbe dei poeti. Ma è un lapsus: Auden, distratto forse dal “tempio”, le colonne dei coatti di Amburgo, voleva dire “nemici”. Il Tempo cancella estroso l’odio, fra i belligeranti, fra gli amanti. E invece ha detto amici. Correttamente sarebbe allora da dire, con la grammatica e non solo: “Dispone morte, non amore, degli amici”. L’equivalenza amore-morte, giochetto enigmistico, sostituendosi una a con una t, da tempo serpeggia fra i poeti, con complotto e senza. Ma applicata agli amici, ai compagni, è una rarità. La morte era pulsione fascista, da SS, da Tercio.

Discussione – Implica una comunione, di linguaggio, e anche di consenso: si discute con chi si è d’accordo. Se non sulla questione specifica, sui criteri di discussione. Oltre che sul significato delle parole, i gesti, le cause – la comunicazione. Era questi il precetto di Leopardi: per discutere bisogna condividere, gli interessi, il linguaggio, e i valori, o principi.

Emigrazione – È una cesura, sempre, anche quando i fili non fossero recisi. “Amo S. Stefano alla follia”, scriveva Cesare Pavese nel diario poco prima della morte, scriveva del suo paese natio, Santo Stefano Belbo, “ma perché vengo da molto lontano”. Da tutt’altro mondo, esperienza di vita.  Si continuerà a coltivare la memoria, ma di sé infanti, più che del luogo o della sua gente. Nel quale l’emigrato non ha più nessun ruolo, e non potrebbe averlo anche se gliene offrissero l’opportunità. È escisso da quel corpo, per quanto vi si possa identificare.

Esilio – Acumina (nostalgia) e consolida (memoria) l’appartenenza. Dante, condannato all’esilio per venti anni di fila, e anzi morto in esilio, è “il” fiorentino per eccellenza.
Raramente produce un rifiuto, una negazione.

Fondamentalismo – È laico più che religioso, di una ragione “inconcussa”, indiscutibile – il principio del fundamentum inconcussum in base al quale strutturare la realtà, ogni realtà, di per sé quindi ontologizzata. Antiseri ne fa l’elenco, di questa ontologie laiche o atee, “razionali” (“Cristiano perché relativista, relativista perché cristiano”). Sono state numerose: “Essenze, entelechie e sostanze  nel pensiero antico e medievale; i principi autoevidenti della tradizione razionalistica; le sensazioni degli empiristi; le idee chiare e distinte dei cartesiani;  le categorie kantiane intese come strutture stabili della mente umana; la ‘materia’ o, alternativamente, lo ‘spirito’; il ‘fatto’ dei positivisti (o di molti positivisti); la ‘natura umana’ dei giusnaturalisti; le ferree ed ineluttabili leggi della storia umana nella sua totalità (leggi che molti filosofi della storia hanno garantito di avere scoperto); la struttura economica dei marxisti; il principio di verificazione dei neopositivisti”. Sono tutti esempi, conclude, e non sono tutti, “di quel fundamentum inconcussum  di cui la ragione forte (o giustificazionista, o fondazionista, o fondamentalistica, cioè metafisica) è andata senza sosta alla ricerca”. E senza esito.
Non c’è Nietzsche nell’elenco. Resta Nietzsche. Che però è probabilmente il più religioso di tutti - come poi il suo epigono Heidegger. Nel senso che oggi vuole la chiesa cattolica: ebraico-cristiano, di un patto tra Dio e l’uomo.

Natura – “Natura non vincitur nisi perendo”, il principio della salvezza è sempre quello di Bacone: della natura non si viene a capo se non assecondandola. Ma non ci sono statistiche dei turisti dispersi, per esempio in Africa, o nei posti dove la “natura” “domina” “incontaminata”.
La nuova scienza della protezione della natura va calibrata. L’evoluzione dell’uomo è unica perché è mentale. Gli altri esseri si difendono e migliorano specializzando il fisico. È così che l’alano è un cane come il chiwawa, ma bisogna saperlo. L’uomo evolve – si identifica – attraverso le proprie estensioni, la tecnica e la società - beh, ma questo non si sa?

Solitudine – La rete la allevia o la aggrava, i social? Connessi e isolati è tema di più di una ricerca: la connessione isola, se non altro per il tempo che assorbe, e in un corpo a corpo senza in realtà un dialogo. Particolarmente attivo nella fase di crescita, tra i teen-ager. In una fascia d’età, l’adolescenza, in cui i social si combinano al rifiuto del mondo. Di fatto sono un passatempo, come i cruciverba, e i solitari. A tutte le età.  

Storia – Prospera nella soddisfazione – fa tutti contenti. Lo scopre indirettamente, parlando di sé giovane a Leningrado, nell’Unione Sovietica, il poeta russo-americano Brodskij, “Meno di uno”,  (in “Fuga da Bisanzio”): “C’è più soddisfazione a guardare indietro che avanti”. Poiché da qualche parte bisogna guardare. “Il domani è meno attraente dell’ieri. Per una ragione o per l’altra il passato non irradia l’immensa monotonia che il futuro promette” – il futuro è vago: “Di futuro ce n’è tanto. E a causa della sua abbondanza è propaganda. Come l’erba”.


zeulig@antiit.eu

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