L’abbandono viene da lontano,
spiega Acton nel prologo. Dall’abbattimento delle mura che proteggevano la città
dagli elementi. L’abbattimento ha scatenato “la feroce tramontana”: “Firenze
era “soggiorno invernale, specialmente prediletto da ufficiali anglo-indiani e
pubblici funzionari a riposo”, mentre “oggi può essere la più calda e la più
fredda delle città italiane”. Ma non c’erano solo ufficiali e funzionati.
Firenze era una città di belle e grandi librerie, e quindi di grandi lettori.
Uno dei racconti è dedicato a Pino Orioli: “A Firenze ho ancora da scoprire una
libreria paragonabile a quella di Pino Orioli dopo che lui ci ha lasciati”.
L’ambiente anglofiorentino
era anche di grandi ricchi, come Acton rimarca sottotraccia in questi racconti
– compresi lui stesso e la sua famiglia, bisogna aggiungere, paterna e materna
(lui vivrà da scapolo), di ricchi collezionisti. E di grandi artisti: ci hanno
soggiornato H. James, Edith Wharton, D.H.Lawrence, Vernon Lee, Aldous Huxley,
Isadora Duncan, Bernard Berenson, Norman Douglas, Osbert Sitwell tra i tanti.
Di alcuni di essi Acton traccia nel prologo rapide silhouettes. Le memorie di O. Sitwell segnalando come specialmente
interessanti, per la comunità dei mercati e collezionisti d’arte, e per gli
anglofiorentini in genere.
Una scelta dalla raccolta
“The Soul’s Gymnasium”, di racconti queer,
di quando ancora, nel 1984, il genere non era “liberato”, aggressivo.
Racconti di spensierata ricchezza, appena rimproverata. Di persone e storie
quindi eccessive, bizzarre. Ma tutte, curiosamente, di donne che si inventano
gli uomini - sul genere devoto-divoratore. Donne naturalmente americane – la mamma di Acton lo era.
Harold Acton, Fin de siècle Passigli, remainders, pp.
133 € 4,13
Nessun commento:
Posta un commento