Giulio Nascimbeni, allora cronista letterario principe al “Corriere della
sera”, molto materiale ha tratto dalla pratica quotidiana con lo stesso
Montale, che era stato a redattore al giornale – “giornalista a 52 anni” -
prima dela pensione. Ma si basa anche sulle letture, e qualche ricerca
d’archivio.
Una biografia piacevole perché aneddotica. Ragazzo affascinato da Cléo de
Mérode. Con poca scuola: fa le tecniche, il futuro trilaureato honoris
causa, anche da Cambridge, e si ferma alla terza, per la salute malferma. Sarà
autodidatta, leggendo scompostamente di tutto, e più di tutto socievole, addottrinato
dalla frequentazione di coetanei meglio formati, da Sbarbaro a Sergio Solmi. E
poi Bobi Blazen, soprattutto, e Piero Gobetti. Le Cinque Terre naturalmente,
anche se Montale non ci tona più “da quarant’anni”, dal 1929 – “la Liguria è
troppo imbruttita”. L’incontro con Svevo, davanti a una locandina della Scala a
Milano. Di cui sarà “il rabdomante”, ben guidato da Bazlen, prima e meglio dello
scopritore ufficiale, Benjamin Crémieux in Francia. Il periodo “triestino”, sempre
via Bazlen – “ricordo Trieste come si ricorda una patria”. Comprese le baruffe
con l’ossessivo Saba. E l’Eugenio traslato da Bazlen in Eusebio, che sarà il
nomignolo familiare. Drusilla Tanzi, futura moglie, la “Mosca”.
La biografia non dice nulla di nuovo sulle origini, lo sviluppo, la qualità
di Montale poeta. Né di veramente appropriato – se il ragazzo che debutta con “Ossi
di seppia” sarà poi il poeta veramente
civile del Novecento. Ma ne corrobora l’immagine di persona garbata,
portata all’aneddoto, con una visione cioè faceta della vita, e quadrata: già
senatore a vita, prossimo al Nobel, un poeta che non vive di traumi. Montale è ben il poeta che è vissuto “al 5 per cento”, e non si gonfia, né
si camuffa. Solo, ha saputo viverlo bene, da antifascista già nel 1925, e
contro D’Annunzio trionfante, con i suoi magri ossi di seppia.
Giulio Nascimbeni, Montale, biografia di un poeta, Il Leggio,
pp. 187 € 18
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