Ora l’America si affida all’Fbi per
sapere se quarant’anni fa, alla Scuola Preparatoria all’università, il giudice
costituzionale Brett Kavanaugh ha molestato una fidanzatina. Il discusso
giurisperito Brett Kavanaugh, nominato giudice costituzionale dal
contestatissimo Trump, non trova
obiezioni alla sua nomina in Senato altro che una lettera brandita dalla
senatrice Dianne Fenstein, del partito Democratico. Gliel’ha scritta un donna
oggi cinquantaepiùenne che lamenta il fidanzatino di allora.
E quando si fa a meno delle polizie?
Peggio. Il direttore della “New York Review of Boks”, Ian Buruma, viene
licenziato per avere ospitato un articolo, peraltro leggibile online, di uno
scrittore e personaggio tv canadese vittima del #metoo – accusato e licenziato
in tutti gli incarichi, ma poi assolto, le accusatrici non sapendo che dire. In
America è proibito difendersi.
John Kerry, buon candidato
presidenziale nel 2008, le elezioni di Obama, ebbe la corsa alle primarie
stroncata al possesso di un Suv:
contraddiceva la patente ambientalista. Non la sponsorizzazione
dell’iperdemocratico dagli iperricchi del Massachusetts. No, il suv - nel
paese dei suv e degli ancora più monumentali pick-up.
Altri candidati presidenziali sono
stati bloccati dall’improvvisa efflorescenza di prostitute o amanti. Ricercate
con asutute polizie e pagate dai concorrenti, ma non questo non incide.
Quando Geraldine Ferraro nel 1983
maturò l’idea di candidarsi alla vicepresidenza degli Stati Uniti l’anno
successivo in ticket col candidato
democratico di sinistra Walter Mondale, subito un investigatore inviato,
diceva, dal partito Democratico si presentò a Messina e sui Peloritani, per
cercare tra i parenti di Geraldine un qualche mafioso. La famiglia di Geraldine
risultava originaria di Marcianise, in provincia di Caserta, ma un suo parente
prossimo, pare uno zio, forse materno, risultava essere o essere stato nel
messinese. O così si premurava di far sapere l’investigatore subito mandato
dagli Usa, anche alla “Gazzetta del Sud”, il quotidiano locale: l’amerikano non
si nascondeva, e anzi si premurò di far sapere che era lì per quello.
Non ebbe da faticare, la lauta parcella
anzi se la guadagnò con gaudio: tutti furono felici di raccontargli che
Geraldine aveva un zio pregiudicato - una lezione per i Carabinieri, che sempre
lamentano l’omertà. Che lei non ne sapesse l’esistenza non voleva dire nulla.
L’investigatore anti-Ferraro voleva
“sapere” tutto, a prescindere dal fatto che lo zio ci fosse, o ci fosse una
parentela riconosciuta. Aveva il compito d’indagare, disse, su tutto: sulla
cartella penale ma anche sulle cartelle fiscali, su quelle mediche, se l’uomo
non aveva barato con le assicurazioni o la sicurezza sociale, se aveva pagato i
contributi delle sue colf e baby-sitter, etc. Costruiva con elementi sicuri un
colpevole. Di cui gli sarebbe rimasto da provare – se necessario (non lo fu, il
ticket Mondale-Ferraro si scontrò male col Reagan bis) - un qualche legame
familiare con la vice-presidente candidata.
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